Avvolta in un alone di riservatezza. Non silenziata, ma passata quasi inosservata, senza troppo fragore. Invisibile. Non “telefonata”. Nonostante la visita in anteprima della Regina Elisabetta.
Eppure è una mostra organizzata dal Science Museum, il Museo della Scienza di Londra, dal titolo “TOP SECRET” – From Cypher to Cyber Security. (Dai codici alla cybersicurezza).
Per l’esattezza illustra la storia del GCHQ, il Government Communications Headquarters, (Sede centrale del Governo per le Comunicazioni), assieme a quella più ampia della comunicazione segreta. Il GCHQ è l’agenzia governativa britannica che si occupa della sicurezza, dello spionaggio e controspionaggio nell’ambito delle comunicazioni. Attualmente gestisce sul territorio britannico la raccolta e parte dell’analisi per il progetto ECHELON.
L’agenzia nata a Bletchley Park, partecipò alla lotta contro il nazismo con il progetto Enigma di Alan Turing, il famoso matematico inglese. Grazie alla decriptazione dei codici segreti nazisti, riuscì ad abbreviare la Seconda guerra mondiale di diversi anni e così a tagliare drasticamente il numero delle vittime della follia nazista.
E’ vero, ci sono state diverse recensioni dei giornali e dei media britannici. Anch’essi però senza tanto frastuono, senza far trapelare troppo la rilevanza dell’evento. Rare locandine nella metropolitana di Londra. Qualche intervista di un dirigente del GCHQ, che si affannava a tranquillizzare e a precisare che l’intento dell’esibizione il cui titolo era tutto un programma, TOP SECRET, era quello di reclutare i più giovani tra le nuove leve.
“E’ una possibilità per incoraggiare le nuove generazioni di reclute“: ha dichiarato Jeremy Fleming, il direttore del GCHQ, che ha poi aggiunto:” Ho dato il benvenuto alla ‘trasparenza’ dell’esposizione, pianificata da due anni, perché il mondo è cambiato. Non ci basta più servire interamente in segreto. Dobbiamo giustificare la fiducia della gente che cerchiamo di proteggere“. Ma la mostra racconta molto di più.
La frase che ha fatto suonare il campanello d’allarme e far capire l’effettiva importanza è stata quella che annunciava che, per la prima volta, sono state svelate cose secretate dal governo britannico in cento anni di storia dello spionaggio.
Sono note la riservatezza e la segretezza del governo britannico nei confronti delle loro attività di spionaggio.
Addirittura le attività di Alan Turing e del suo staff di Bletchley Park, durante la Seconda guerra mondiale, furono divulgate solo negli anni ’70 perché molti dipendenti orgogliosi, i veterani, cominciarono a spifferare le proprie mansioni e il loro dinamismo patriottico. Ognuno di loro – come tutti gli 007 britannici- hanno prestato giuramento di massimo riserbo nei confronti del governo, tacendo così per tanti anni.
Solo nel 2019 si è scoperto ad esempio che la nonna paterna di Kate Middleton, moglie del principe William d’Inghilterra, faceva parte dello staff di Bletchley Park. Lei stessa ha ammesso che sua nonna non aveva proferito parola sulle attività svolte durante il Secondo conflitto mondiale. Tutto avvolto nel silenzio.
Sono accorsa alla mostra di Londra in quanto, come autrice del libro L’Angelo di Churchill, la biografia storica di Hazel Juvenal-Smith, nome di battaglia Jicky, la spia britannica che operò a Parigi durante la Seconda guerra mondiale, vissuta per quasi cinquanta anni in Italia, avevo scritto molto sull’argomento. Un capitolo intero, l’ottavo, dedicato ai codici segreti, alle attività di decrittazione di Bletchley Park e allo scienziato Alan Turing, pioniere del moderno computer. (Come riconoscimento della sua opera, nel 2021 la sua immagine apparirà sulla banconota da 50 sterline).
Sapere che a pochi mesi dall’uscita del libro, il governo britannico aveva messo in esposizione l’intera attrezzatura in un museo con la famosa macchina Enigma dei nazisti, mi è sembrata un’occasione unica. Questa la parte che mi interessava.
Ma il Museo della Scienza ha messo in esposizione gioielli di spionaggio mai visti prima. Attrezzature e strumenti sofisticati molto interessanti da visionare.
L’ingresso alla mostra è esso stesso top secret. Se si chiedono informazioni allo staff del Museo delle Scienze, ti spiegano con gentilezza che è ospitata nei sotterranei dell’edificio.
Procedendo avanti, si prende una scala che porta al piano inferiore. Improvvisamente ci si accorge che sono spariti i gruppi di ragazzini rumorosi e i genitori con prole che affollavano gli altri piani. Sono accorse solo le persone interessate davvero ai segreti del governo britannico. Di tutte le età. Alla fine della scala, nei sotterranei dopo lo shop con gadget e libri, l’accesso alla mostra. Interamente gratuita, basta semplicemente comunicare il nome e l’indirizzo di posta elettronica. Tutto è un po’ in penombra.
Inizia la mostra con una serie di pannelli con la storia dello spionaggio britannico. Il GCHQ ricorda che si potranno vedere degli oggetti mai visti prima con l’invito ad addentrarsi nei mondi delle comunicazioni segrete e scoprire alcuni dei loro misteri.
Colpisce il pannello dedicato a Mazzini. Si legge:” Giuseppe Mazzini era un rivoluzionario italiano che viveva a Londra. La sua posta era letta in segreto dallo stato britannico a favore del governo austro-ungarico. Quando questo atto di sorveglianza di Stato fu rivelato, la popolazione si indignò“. Era il 1844.
Poi altri pannelli dedicati allo spionaggio durante la Prima guerra mondiale, all’allestimento della scuola governativa di decriptazione fino ad arrivare al Secondo conflitto con le attività di Bletchley Park.
L’esposizione del materiale e delle attrezzature di spionaggio dettano l’inizio vero e proprio dell’esposizione. Vetrinette con accessori, macchine di decriptazione rudimentali, documenti e filmati illustrativi.
Un manifesto della Prima guerra mondiale che esortava la popolazione ad arruolarsi. “It is far better to face the bullets than to be killed at home by a bomb“- recita ironico, (molto meglio affrontare i proiettili che essere uccisi a casa da una bomba).
Un’antica motocicletta utilizzata per smistare le comunicazioni con Bletchley Park. Una vecchia busta con l’indirizzo camuffato diretta sempre a Bletchley Park.
Un vecchio dizionario inglese-tedesco per aiutare a comprendere le conversazioni naziste ai diversi interpreti. Poi si scopre che all’epoca, per le comunicazioni importanti, il governo britannico utilizzava persone con forti accenti regionali per eludere le intercettazioni tedesche.
Si arriva alla famosa macchina Enigma usata dai tedeschi per le loro comunicazioni. Impressionante. Ancor di più il fatto che Alan Turing ed il suo staff riuscissero a capirne il funzionamento. Sembra quasi una vecchia macchina da scrivere, ma ogni volta che si premeva il tasto della lettera sulla macchina, un segnale elettrico passava attraverso il pannello di controllo di fronte attraverso dei rotori dietro la tastiera. Poi tornavano indietro accendendo una nuova lettera. Un vero enigma.
La macchina di Lorenz, usata per le comunicazioni top secret dei nazisti. Veniva utilizzata per comunicare solo con il fronte, Berlino ed Hitler. Una macchina molto più sofisticata dell’Enigma.
In esposizione un’agenda di un ingegnere di Bletchley Park, Tommy Flowers, il genio ideatore della macchina elettronica Colossus. E’ scritta a penna con una grafia minuta quasi codificata. Non posso non notare la similitudine con il modo di scrivere di Jicky, Hazel Juvenal-Smith, descritto ne L’Angelo di Churchill. Praticamente lo stesso.
In mostra per la prima volta al pubblico anche la 5-UCO, una delle prime macchine elettroniche, completamente non decriptabile, sviluppata durante la Seconda guerra mondiale.
Si passa poi all’attrezzatura di decrittazione usata dai canadesi Morris e Lona Cohen che operavano durante la Guerra Fredda con gli pseudonimi di Peter e Helen Kroger, prima di essere arrestati nel 1961 dal governo britannico, per il loro ruolo nel trafugare informazioni alla Marina Militare Britannica per conto dell’Unione Sovietica. Appese ad una parete le foto segnaletiche durante il loro arresto e della loro casa in un sobborgo di Londra. In Russia vennero considerati dei veri e propri eroi nazionali.
Dopo una serie di vetrinette con sistemi di spionaggio di ogni forma, si arriva al satellite Zircon.
Viene spiegata con un documentario la funzione di Zircon, il primo satellite spia britannico usato per ascoltare i messaggi radio segreti nell’Unione Sovietica. Un filmato illustra tutte le polemiche scaturite quando i media hanno rivelato la sua esistenza. Il progetto Zircon doveva rimanere segreto, ma poi il direttore della rivista The New Statesman, Duncan Campbell, fa il colpaccio nel 1987 e ne svela la presenza. In copertina il titolo “Spy in the Sky” (la spia nel cielo).
I contrasti scoppiarono sui costi dell’operazione. Il Parlamento non ne sapeva nulla visto che le spese erano state spalmate tra i vari ministeri ed agenzie governative. Il direttore del quotidiano subì le perquisizioni dell’ufficio, dell’abitazione e dei computer dalla polizia investigativa. Il Parlamento reagì molto male soprattutto per le spese occultate.
Apprendiamo che per difendere al massimo la privacy di chi telefona, si usa la chiave di crittografia, quella che permette alla Regina Elisabetta II, al governo britannico e ai vertici dell’esercito di svolgere telefonate private con il massimo riserbo. Un video mostra il funzionamento della chiave di decrittazione. Una lunga serie di caratteri a caso – numeri o lettere – che sono importanti nei calcoli per comprimere un messaggio segreto. Naturalmente si studia per realizzare chiavi sempre più sofisticate.
Poi una linea diretta in una valigetta usata da Margaret Thatcher.
Un plastico – costruito con i Lego – delle aree più sensibili della sede centrale del GCHQ. Dei filmati con le interviste di alcuni di loro, dei dipendenti che sono stati autorizzati ad essere intervistati. Tutti danno il loro meglio per dimostrare che sono persone normalissime. Una funzionaria, Fiona, che ammette di aver operato in Afghanistan accanto all’esercito britannico. Aveva solo due zaini con sé. Una volta a casa per lei era un pensiero far le cose più banali come andare al supermercato. Per il resto, dopo quell’esperienza, avrebbe potuto vincere qualsiasi sfida.
Colpiscono anche certe ammissioni. Il GCHQ svela di esser stato querelato da diversi cittadini perché per loro essere spiati equivale alla violazione dei diritti umani.
Poi l’intervista di un esponente di Amnesty International, una donna molto preoccupata dall’essere spiata. Non tanto per le intercettazioni telefoniche, sappiamo di essere quasi tutti ascoltati, ma dal fatto che vengono controllate le nostre ricerche su internet, ovvero il nostro pensiero.
Sappiamo che se cerchiamo su Google un articolo da acquistare in rete, poi siamo bombardati da annunci pubblicitari del prodotto. Ma lei fa notare che se noi googliamo un sintomo di una malattia, o un tipo di medicinale, ecco qua che si riescono a captare le nostre paure e le nostre problematiche. Chi di noi poi non ha condotto una ricerca su Google sul proprio vicino di casa irritante o su un vecchio compagno di scuola? O sul desiderio di acquistare una macchina nuova? Tutto ciò rimane come in un grande archivio.
Il GCHQ dichiara che sono state condotte più intercettazioni negli ultimi due anni che in tutta la storia dello spionaggio. Con quelle telefoniche di tutti sarebbe impossibile, ma con le tracce informatiche che si lasciano durante la navigazione su Internet, di sicuro, lo fanno. Pure con le informazioni archiviate su I-cloud. Loro però eseguono queste intercettazioni solo ed esclusivamente per motivi di sicurezza nazionale. Per la protezione dei cittadini. Mettono però in allarme quando rivelano altro.
Questo nuovo paesaggio digitale porta con sé dei rischi assieme a delle opportunità. Diamo nostre informazioni personali quando facciamo ricerche, chattiamo, usiamo whatsapp, i social media, mandiamo sms o mail, prendiamo appuntamenti o facciamo acquisti. Tutte queste notizie sono archiviate in set di dati. Tali informazioni costituiscono un’enorme fonte di potere per chiunque ne abbia accesso.
Le agenzie governative di intelligence come il GCHQ possono utilizzare questi dati per identificare o monitorare delle persone d’interesse particolare. Ma molte compagnie li possono sfruttare per far soldi. Peggio ancora, i terroristi, i criminali e gli stati canaglia li possono usare per attaccare la nostra vita quotidiana.
Il GCHQ è l’agenzia del governo britannico con il compito di mettere la nazione al sicuro e di permettere che la sua popolazione e le attività commerciali possano comunicare con sicurezza. Lo fa accedendo ed analizzando le comunicazioni degli avversari della nazione e sviluppando nuove tecnologie per proteggere le trasmissioni dei cittadini.
In questa mostra vengono rivelati dei segreti, per la prima volta, pure sulle attività attuali – questo è il messaggio lanciato attraverso un pannello luminoso. Poi su un altro: il numero dei dati archiviati al mondo è cresciuto di dieci volte nell’arco di tempo dal 2016 al 2019.
I dati personali raccolti da diverse fonti combinati e studiati da computer portano a profonde intuizioni sulle popolazioni e sugli individui. Un nuovo modo per rivelare queste intuizioni segrete è quello di raccogliere ed analizzare tutti i dati. Se lo fanno le compagnie commerciali è per capire i mercati ed i clienti, per meglio indirizzare la campagna pubblicitaria e i prodotti da mettere in vendita. Altri però possono utilizzare tali informazioni per influenzare le società per scopi politici.
Si menzionano poi le proteste contro Facebook da parte della rete globale di attivisti Avaaz in seguito allo scandalo della fuoriuscita di dati sensibili del 2018.
Nella corsa al referendum sulla Brexit del 2016, gruppi di attivisti hanno usato dei dati raccolti illecitamente da Facebook per indirizzare dei messaggi politici al pubblico ed influenzare le decisioni degli elettori. Facebook ammise la fuga di dati scusandosi e promettendo di proteggere meglio la privacy degli utenti.
In molti hanno protestato per quello che ritengono un’inutile ed invasiva raccolta delle informazioni private dei cittadini da parte delle agenzie governative. Tra loro diversi artisti. Primo fra tutti Banksy con il suo murales dipinto proprio a Cheltenham, dove è situata la sede del GCHQ. Ha dipinto una cabina telefonica super intercettata da dei loschi figuri.
Altri hanno denunciato il GCHQ per violazione dei diritti umani. Ma il GCHQ ribatte che il suo lavoro è necessario per la sicurezza della nazione ed è regolato dalla legge.
Per stare un passo avanti dal punto di vista tecnologico contro queste minacce, si stanno sviluppando dei nuovi metodi di comunicazione e di crittografia. Presto una nuova era di computer quantici potrebbe portare alla soluzione ed incrementare nuove sfide.
I computer quantici saranno i nuovi supercomputer. A breve potrebbero essere utilizzati nella finanza, nella scienza, nella medicina e anche per creare nuove medicine salvavita o prevedere meglio il meteo. I ricercatori stanno lavorando sulla crittografia quantica, un modo per comprimere i messaggi che potrebbero rimanere sicuri nella nuova età dei computer quantici.
Tutte queste innovazioni tecnologiche fanno riflettere. Le esagerazioni nei vari film di spionaggio tipo 007 non sono più così inattuabili. Non più fantascienza.
Ci imbattiamo ad un certo punto in un pendolo, il pendolo caotico del 2017. Fu utilizzato dalla compagnia di sicurezza internet Cloudeflare per proteggere i messaggi via internet. Crea serie di numeri a caso attraverso un pendolo ed una parete di lampade lava. Questi numeri a caso creano le chiavi che comprimono il traffico che fluisce attraverso la rete Cloudflare.
Per finire, i pericoli informatici arrivano pure dai giocattoli. Quelli digitali. Anche nella forma di una bella bambola bionda, come ‘La mia amica Cayla’ sul mercato dal 2014. Era stata pubblicizzata come la prima bambola interattiva. Parla con i bambini e risponde alle domande usando le informazioni online. Usa la tecnologia di riconoscimento vocale. Nel 2017 la bambola è stata messa al bando in tutto il territorio della Germania come apparecchio illegale di sorveglianza.
I giocattoli connessi ad internet preoccupano poiché non si sa ancora fino a che punto possano raccogliere informazioni e da chi mal utilizzate. Tra questi aggeggi pure Amazon Echo che oramai invade molte delle nostre case o il video citofono delle nostre abitazioni.
Occhio anche agli hacker come quelli che sono entrati nel sistema sanitario nazionale britannico. Operazioni ed appuntamenti furono cancellati nel 2017 e molte cartelle cliniche volatilizzate. Forse ad opera della Corea del Sud.
La mostra finisce qui. Davvero bella.
Lezione: bisogna stare attenti a tutto quello che si fa con uno smartphone o un computer. Oppure darsi una scrollata di spalle, essere contenti per quello che si è appreso e dormire sonni tranquilli. Tanto non si può fare niente. Kyrie eleison.