L’oplologia una parola oramai in disuso. Gli oplologi purtroppo sempre più rari. Quasi nessuno conosce questa categoria di studiosi che dedicano anima e corpo a specifiche ricerche storiche. Ma di cosa si occupa di fatto l’oplologia? Ricordiamone il significato.
Gli inglesi attribuiscono l’invenzione dell’oplologia a Sir Richard Burton (Torquay, 19 marzo 1821 – Trieste, 19 ottobre 1890), esploratore, traduttore, orientalista ed esperto spadaccino. Fu console britannico a Trieste e a Damasco. Per il termine hoplology, nel diciannovesimo secolo, prese spunto dalla parola oplita, hoplìtes, ὁπλίτης, (guerriero greco armato pesantemente, soldato della fanteria pesante).
In seguito, negli anni ’60, il rifiorire dell’oplologia come materia di studio ufficiale.
Di che cosa si interessa un oplologo? Letteralmente è un amatore di armi antiche. Uno studioso esperto di armi, armature e scudi di soldati del passato. Ciascun oplologo è specializzato nelle armi di un preciso periodo storico e di una nazione.
Anche se si occupano di attrezzature e mezzi da combattimento, non amano la guerra. Né la violenza. Quasi tutti sono contrari persino alla caccia. Le armi li appassionano come simbolo e testimonianza di un’epoca.
Sono cultori del funzionamento di un determinato fucile. Della tecnica utilizzata. Studiano l’impugnatura di una pistola, l’uso del cane, del grilletto e del tamburo dell’arma da fuoco. Esaminano i materiali che la compongono, come l’ottone, il piombo, l’argento, il corno o il legno. Analizzano le incisioni ornamentali. Smontano le parti per vedere la struttura interna proprio come un orologiaio che conosce il meccanismo interno di un orologio. Sono esperti del contesto storico in cui le armi vengono fabbricate, l’espressione di un’epoca.
Gli oplologi sono collegati tra loro anche se specializzati in diversi periodi storici. Se ad esempio l’oplologo delle armi francesi della Prima guerra mondiale scopre che si trova in commercio un raro esemplare di carabina del Secondo conflitto mondiale polacco, lo comunica immediatamente al suo collega corrispondente. Dedicano tutto il loro tempo libero a questa loro passione e sono disposti ad intraprendere qualsiasi viaggio. Una volta in possesso dell’oggetto delle loro brame, diventano gli appagati proprietari di un reperto raro, magari unico al mondo. Sono oplologi, amatori di armi antiche.
Uno dei massimi esperti italiani di oplologia è stato Mario Maggi, collezionista di armi della guerra di Secessione americana, ovvero di Colt, Winchester, Smith & Wesson e Derringer. Quelle usate pure dai cowboy nel periodo del “Far West”. Arricchiscono la sua collezione anche la pistola Derringer che le donne dei saloon nascondevano nelle giarrettiere per difendersi da qualche avventore molesto. Armi ad incastro che venivano nascoste nei depositi delle banche. Se qualche fuorilegge provava ad aprire la cassaforte, veniva ucciso da una pallottola automaticamente. Cartelli che segnalavano le taglie, i famosi WANTED/REWARD, per avere notizie di qualche pistolero. Fondine per le Colt e cinture per tenere le pallottole. Tutto esclusivamente originale di quel periodo immortalato da tanti film di successo.
Nel suo bigliettino da visita nessuna delle sue professioni citate, soltanto Dott. Prof. Mario Maggi, OPLOLOGO.
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