Londra, alla National Portrait Gallery l’inedita mania fotografica di Sir Paul McCartney. “Sono un fotografo occasionale”

Sir Paul McCartney non smette mai di stupire. Il baronetto britannico lo fa con una rivelazione mai filtrata prima. La sua più grande passione, oltre alla musica, è sempre stata fin da piccolo quella per la fotografia. Ancor prima del suo successo planetario con i Beatles, assieme a suo fratello Mike, si è sempre cimentato con l’arte fotografica studiandone la tecnica. La sua prima fotocamera era quella usata in famiglia, una Kodak Brownie.

autoscatto di Paul McCartney
Autoscatto Paul McCaertney

Era dopo la guerra – racconta – così le cose si stavano rasserenando ed ero esposto a buona arte e buona fotografia”.

Fin da adolescente, in un’Inghilterra che si stava riprendendo dalla guerra, si rende conto delle trasformazioni della cultura popolare e dell’immaginazione. Intuisce l’avanzare del lavoro pionieristico del fotoreporter.

Ora all’inaugurazione della National Portrait Gallery di Londra rimasta chiusa tre anni per lavori di ristrutturazione, il componente dei Beatles mette a disposizione per la mostra, Paul McCartney, Photographs 1963-1964: Eyes of the Storm (fotografie 1963-1964 gli occhi del ciclone) i suoi click più riservati, che teneva nascosti in qualche cassetto in casa e che non ricordava bene di conservare scattati con una Pentax 35 mm a lente singola. Una fotocamera giapponese veloce e facile da usare. Negli anni ’60 era utilizzata da giovani fotoreporter come David Bailey e Don McCullin, attratti dal potenziale che offriva per conferire spontaneità al lavoro. La medesima macchina fotografica permetteva a McCartney di catturare il ritmo veloce della sua nuova vita sotto i riflettori.

Lo scoop era stato anticipato in gennaio dall’uscita di un libro tradotto anche in italiano. Per la prima volta però a Londra le foto sono esposte dal vivo in questa esposizione aperta dal 28 giugno al primo ottobre 2023.

La National Portrait Gallery riapre col botto. Ora è più sontuosa. Forse perdendo un po’ di quell’atmosfera bohémienne del passato. Qui si poteva andare non solo a vedere i ritratti dei grandi pittori. Molti accorrevano per i corsi di pittura con i maestri delle accademie d’arte, i famosi drop-in-drawing, a bere un tè e, alla sera, ad ascoltare la musica delle nuove band emergenti. Ora è stata tirata a nuovo. Colori accesi rosso cardinale e verde bosco che spiccano su immense superfici grigie. Modernissima. Quasi mette soggezione. È diventata un vero e proprio museo anche se l’organizzazione degli eventi ancora non è stata perfezionata.

È il 3 settembre in una calda domenica di sole rovente sotto la cupola di calore poco londinese e ciò non scoraggia l’imponente affluenza di persone accorse per vedere le foto scattate dal musicista. Nemmeno il costo notevole del biglietto d’ingresso. Ventidue sterline, quasi ventisei euro a persona per accedere. I visitatori non sono come ci si aspetta, ovvero dei semplici nostalgici o fans di quel periodo. Molte famiglie con ragazzi giovani invece. “Li abbiamo portati anche a Liverpool a vedere dove hanno iniziato i Beatles – spiega una signora sui quaranta – i ragazzi devono sapere perché fanno parte della nostra cultura”.

McCartney svela i suoi autoscatti e tutte quelle foto rubate agli altri componenti dei Beatles con la sua macchina fotografica tra il dicembre del 1963 ed il febbraio del 1964, quando i Beatles stavano passando da successo britannico a fenomeno globale. “Sono gli scatti – si spiega nel depliant- che raccontano al meglio cosa sia stato essere un Beatle agli inizi della Beatlemania, ovvero il percorso dal semplice suonare e cantare sui palchi del Regno Unito fino ad esibirsi davanti a 75 milioni di americani nell’Ed Sullivan Show. All’epoca il gruppo era seguito da tantissime macchine fotografiche e telecamere. Nessuna però cosi vera e in grado di raccontare la storia culturale come le lenti fotografiche di McCartney”.

Sono foto che dimostrano l’affiatamento e l’entusiasmo condiviso tra quei ragazzi che hanno rivoluzionato il mondo della musica nei momenti più privati. Mentre viaggiano, quando scherzano, sembrano quasi un gruppetto spensierato di amici alle prime gite scolastiche.

Nella prima sala viene spiegato che nel 2020 quasi mille foto scattate da McCartney con una fotocamera con pellicola da 35 mm vengono riscoperte nell’archivio del musicista. Riguardano i viaggi da Liverpool a Londra alla fine del 1963, a Parigi e poi negli Stati Uniti nel febbraio del 1964. Le foto rivelano l’intensità dei loro viaggi, dei lunghi giorni a far le prove e negli alberghi. Le foto di McCartney evocano un album di famiglia che ritraggono i membri della band: John Lennon, George Harrison e Ringo Starr.

McCartney confessa di aver osservato e preso lezioni da fotografi professionisti come Robert Freeman che seguiva i Beatles. Quando si mette poi con Jane Asher e va a vivere con lei a Wimpole Street, trova il tempo per esplorare la composizione fotografica e le tecniche della luce. La fotografa tedesca Astrid Kircherr, conosciuta ad Amburgo nel 1960, lo influenza e incoraggia a proseguire con questo sua inclinazione.  L’amore per la fotografia si rafforza quando sposa nel 1969 la fotografa professionista Linda Eastman. Passione proseguita dalla loro figlia Mary McCartney, fotografa anche lei.

A seguire, su una delle pareti principali, il racconto dello stesso Paul McCartney:” Sapevo, in qualche parte della mia mente, di aver fatto delle foto negli anni ’60. All’inizio, non riuscivo a definire con esattezza l’anno, ma ero certo che eravamo abbastanza giovani, proprio quando i Beatles stavano decollando. Era un vortice di pazzia che stavamo vivendo, andando in tour, lavorando tantissimo ogni giorno ed incontrando moltitudini di persone che volevano fotografarci. Un mucchio di occhi e obbiettivi al centro della tempesta. Riguardando queste foto, ho un riguardo persino maggiore per i fotografi di allora. Nonostante la semplicità della macchina fotografica, il processo era stimolante. In ogni rullino si avevano solo 36 immagini, che dovevi fare bene perché non c’era una seconda chance. Non intendo voler esser considerato un maestro fotografo, ma più come un fotografo occasionale che si trovava al posto giusto nel momento giusto. Ci stavamo meravigliando del mondo, eccitati da queste piccole cose che stavano formando le nostre vite. Eravamo affascinati da quello che stavamo facendo e ciò stava accadendo a noi ed è qualcosa che non ho mai realmente perso. Non ho mai perso il senso della meraviglia”. Paul McCartney

La madre di Paul McCartney
Il padre di Paul McCartney
Informazioni su Nicoletta 115 articoli
Nicoletta Maggi è interprete simultanea e giornalista. Risiede nelle Marche, ma lavora da molti anni a Roma come addetto stampa. Ha lavorato in Inghilterra e in Germania.