Aveva una bella casa a Sirolo, Anthony Piercey, un ingegnere inglese conosciuto nella cittadina della Riviera del Conero come Tony. In questa dimora posizionata in Via Molini trascorreva i suoi giorni da tantissimi anni. Lo si notava quando era in giro per via della sua Audi A3 rosso fiammante ultimo tipo.
Anthony Piercey era originario di Overton, Hampshire, in Inghilterra come orgogliosamente amava raccontare. Diventato ingegnere per la progettazione di radar e aerei, fu chiamato dal National Service for the Airforce, il Servizio Nazionale per l’Aereonautica militare britannica. Creò in seguito un’azienda leader a livello mondiale per la produzione di lamelle per tende elettriche, ideate da lui, in particolar modo per i grandi musei e le gallerie d’arte. Nel 1983 ricevette il premio British Design Award per il suo progetto innovativo per il controllo della luce.
Poi l’amore per la Riviera del Conero lo ha portato ad acquistare la sua casa in Via Molini dove è rimasto fino alla scomparsa nel novembre del 2020 a novantun anni. Da solo anche dopo la perdita della moglie, inglese come lui.
All’esterno, la tipica dimora del luogo in pietra bianca del Conero, ma appena si varcava l’uscio e l’Inghilterra ne faceva da sovrana. I mobili acquistati nel negozio di antiquariato di Jicky, Hazel Juvenal-Smith, a Numana, la spia britannica che conosceva da tantissimi anni. Tazze e piatti in ceramica, la onnipresente radio della BBC, sempre accesa, con la voce che faceva parte dell’arredamento e che ti accompagnava in tutte le stanze. E quella splendida collezione di libri di storia che Anthony aveva già letto ed amava mostrare agli ospiti come si esibiscono quadri e mobili di valore.
“Noi inglesi leggiamo sempre“- si vantava. E i suoi libri non erano dei semplici best seller fatti arrivare dal Regno Unito. Erano libri di storia di autorevoli scrittori britannici. Dei pezzi addirittura unici come il manuale del 1944 fatto preparare dal Ministero degli Esteri con i consigli per gli inglesi che operavano nella Francia occupata dai nazisti. Molti sul Premier britannico Winston Churchill e sul D-Day, visto dalla parte degli Alleati e una versione con i racconti di un nazista che li combatteva.
Anthony Piercey amava la storia e passava intere giornate a leggere. Conosceva tutto sulla Seconda guerra mondiale e su Napoleone e per quelle persone fortunate che lo hanno potuto incontrare, regalava insegnamenti preziosi, validi anche per l’attualità.
Nato nel 1929, non poté partecipare alla Seconda guerra mondiale per motivi anagrafici, era solo un ragazzo. Mentre frequentava la scuola, fu testimone dei bombardamenti tedeschi del suo paese nella Battaglia d’Inghilterra e questi avvenimenti tragici fecero maturare in lui un interesse perenne per il conflitto mondiale. Già da allora seguiva attentamente ogni azione. Era ossessionato dai lanci criptati che la Radio della BBC faceva per dare informazioni riservate agli inglesi che operavano in Francia o nelle altre nazioni sotto le truppe naziste. Si sforzava di interpretarli con il fervido intuito di ragazzo. Narrava:” di punto in bianco, la BBC lanciava messaggi apparentemente banali, tipo il latte deve essere inviato…e noi in Inghilterra intuivamo che erano informazioni in codice per i nostri soldati ed agenti segreti all’estero”.
Anthony era amico di Jicky, Hazel Juvenal-Smith, la spia britannica nascosta a Sirolo che aveva partecipato alle operazioni segrete a Parigi inviata da Winston Churchill. Per il suo negozio di antiquariato di Numana, spesso quando Anthony tornava in Inghilterra, acquistava argenteria e pezzi unici da vendere. La moglie di Anthony prestava a Jicky dei libri e lei, a sua volta, la accompagnava a fare shopping nella vicina Porto Civitanova. Spesso cenavano assieme. Anthony conosceva Paolo, il compagno di Jicky e sapeva tutto sul suo precedente marito, quel signor Juvenal di Parigi, rampollo della prestigiosa famiglia degli Hermès.
Jicky e Anthony si assomigliavano nell’orgoglio esibito di essere inglesi. Entrambi uniti nella stessa testardaggine. Litigarono una volta sola per futili motivi. Anthony era arrivato tardi a un appuntamento a casa di Jicky per colpa dei suoi ospiti inglesi che volevano visitarla. Non si parlarono per anni.
Solo ad Anthony, Jicky aveva raccontato come aveva fatto a liberarsi dalla Gestapo a Parigi quando l’avevano catturata e torturata nella prigione di Fresnes. Jicky era sempre stata reticente nei racconti sulla sua attività di 007 britannica, ma Anthony era riuscito con la sua insistenza a carpire il segreto che le aveva donato la salvezza.
In una sera di fine ottobre del 2020, munita di cellulare e blocco notes pieno di domande ero a casa di Anthony per un’intervista video su di lui, su Jicky e sul famoso mistero della fuga dalla Gestapo. Me lo aveva raccontato a voce ma preferivo immortalarlo con l’aiuto della telecamera e chiedergli anche molti altri aneddoti. D’altro canto, solo a lui avevo mostrato le famose agendine di Jicky.
Quella sera però, anche se aveva cucinato un’ottima cena tipicamente British con tanto di pudding delle feste, non se la sentì di fare la ripresa. Non stava bene e preferì rinviare l’intervista a quando si sarebbe sentito meglio. Ci teneva molto e aveva voluto controllare le domande personalmente una ad una.
Non lo vidi più. Dopo pochi giorni, a fine novembre, morì improvvisamente.
Lo scorso 11 ottobre, a quasi un anno di distanza, il figlio Roger mi scrive un messaggio. Lui e sua moglie sono nelle Marche per sistemare la casa del padre Anthony.
Roger decide di donarmi l’intera collezione dei libri storici di suo padre. Corro da Roma a prenderli prima che riparta per Londra. Nella stanza, oramai silenziosa, dove Anthony leggeva e ascoltava la BBC, Roger mi dice con gli occhi lucidi:” So che ora saranno in buone mani. Hanno trovato la loro casa!“
Per sempre grata.