Suoi quadri alla Camera dei Deputati, ripresi dalla CNN e su Panorama.
Da Settembre, una sua opera, La Ginestra, olio su tela, alla Pinacoteca-Museo del Centro Nazionale Studi Leopardiani di Recanati
Folate di vento che scuotono le cime degli alberi come mani che accarezzano una chioma, onde minacciose che avanzano imperterrite verso gli scogli con l’irruenza di cavalli in corsa, nuvole mosse dalle correnti che sembrano dar vita al mondo intero. Sono questi alcuni dei soggetti raffigurati da Iole Morlupi, in Santarelli, un’artista nata a Colmurano, un paesino antico immerso nelle colline maceratesi, scomparsa lo scorso Agosto a Civitanova Marche.
Figlia di Antonietta Del Balzo Ruiti e Gian Battista Morlupi, Iole Morlupi, la primogenita di tre fratelli, Nicola e Flora, nasce il 1 Febbraio del 1924 in una famiglia dalle profonde tradizioni artistiche. Fin dalla tenera età dimostra presto inclinazione per l’arte che verrà incoraggiata e fatta sviluppare dalla zia materna, Ines Del Balzo Ruiti, detta Nisetta, che, a sua volta, aveva dedicato parte della sua vita dipingendo.
Iole Morlupi, divenuta insegnante alle scuole elementari, coltivava, allo stesso tempo, la passione ed il talento per la pittura. Eseguiva, nel suo tempo libero, opere sia in pirografia che ad olio, dove sapeva dare il meglio di sé con l’utilizzo della spatola. Nonostante la corporatura esile e minuta, riusciva ad esprimere con la sua arte, attraverso la natura, passione, forza ed energia. E così il mare era trasfigurato, quasi umanizzato con i suoi bronci e turbamenti. Distese di girasoli sorridevano felici e davano gioia. Eserciti di papaveri spuntavano prepotentemente dai campi di frumento, regali ed altezzosi.
Raffigurava frequentemente la ginestra, il suo fiore preferito. “Amo la ginestra – spiegava – perché è forte, sa sopportare le intemperie, il caldo, il freddo e l’umidità, per me è il simbolo della resistenza”. La sua ginestra era rappresentata, in cespugli su rupi scoscese, decisa, con l’aria di sfida, mai sofferente. E una di queste ginestre è ora appesa alle pareti della casa di Umberto Bossi a Varese.
Iole Morlupi sapeva trasferire nel mare, nei cieli e nelle piante il pathos e i sentimenti degli uomini. Ecco che l’acqua non era mai banalmente azzurra, aveva mille sfumature, in base all’umore del mare. Poteva tingersi di tonalità verdi, di viola, di grigio o di marrone. Niente era statico. Anche i pescatori, apparentemente immobili, in attesa delle loro prede, sembravano dinamici, grazie al luccichio e alla luminosità dell’acqua circostante o alla vivacità dei cieli.
Iole Morlupi trasmetteva quel carisma che solo i veri artisti posseggono, quell’estro che le permetteva di creare idee nuove, uniche, niente era ovvio, scontato. Spesso dava vita a viali alberati che andavano avanti fino all’infinito, nel mistero. Dipingeva un cancello, in cima a una collina, che dava nel vuoto, da togliere il fiato. Veniva da chiedersi: “dove ti porterà?”. Qualcuno poteva obiettare che non era tanto logico, un cancello deve per forza condurre da qualche parte. Ma era proprio in questo che stava la sua genialità.
In vita sua, ha partecipato a molte mostre di pittura, pur continuando ad esercitare la professione di maestra.
Ma, vediamo cosa scriveva l’autorevole Virgì Bonifazi, (giornalista, ordinario di disegno e storia dell’Arte, pittore, scultore, critico d’arte, componente del Gruppo Futurista maceratese ‘Boccioni’), sul Resto del Carlino, il 5 Novembre del 1980, commentando una sua collettiva a San Severino Marche, alla Bottega d’Arte:” Iole Santarelli, (nome da sposata, ndr), è pittrice d’istinto, per vocazione naturale e come tale opera con spontaneità e immediatezza, pronta sempre a cogliere gli elementi emotivi più salienti in ogni paesaggio che rappresenta, sia esso una campagna, un corso di un fiume, una marina o una natura morta. Grazie al buon uso della spatola, le sue opere appaiono fresche e piene di vitalità, doti che ben si accordano anche ad una certa poesia cromatica che Iole Santarelli sa infondere alle sue palpitanti creazioni”.
Iole Morlupi è scomparsa da poco e, negli ultimi tempi, era a volte triste perché la vista non le permetteva più di dipingere, privandola di uno degli scopi della sua vita, benché fosse contenta di trascorrere le sue giornate in un appartamento proprio di fronte all’amato mare, che ammirava dal terrazzino, a Civitanova Marche.
Attualmente, i suoi quadri fanno bella mostra alla Camera dei Deputati, a Roma, sono stati ripresi dalla CNN e, uno in particolar modo, pubblicato dal settimanale Panorama.
Da Settembre, una sua opera, La Ginestra, fa parte della collezione della Pinacoteca-Museo del Centro Nazionale Studi Leopardiani di Recanati, assieme ad altri pittori di fama nazionale.
Nonostante ciò, Iole Morlupi colpiva per la sua modestia, umiltà e soprattutto per la semplicità. Ma, proprio come scriveva Giacomo Leopardi (Pensieri CX):” E’ curioso a vedere che quasi tutti gli uomini che valgono molto, hanno le maniere semplici; e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore”.
A Iole Morlupi il valore era stato riconosciuto da tutti però, da sempre. All’unanimità.
Nicoletta Maggi