Non fu trasportato dagli Angeli della Santa Casa di Loreto Winston Churchill. Quelli che, secondo la tradizione cristiana, fecero spiccare in volo dalla Palestina la casa della Madonna di Loreto, protettrice e patrona di tutti gli aviatori e dei piloti d’aereo, per adagiarla dove ora si trova il Santuario. Con lui non ci fu nessuna traslazione.
Con un potente aereo militare Winston Churchill atterrò all’aeroporto di Loreto al mattino del 25 agosto del 1944. L’aeroporto era stato conquistato il 9 luglio dalla seconda Brigata corazzata polacca. Il Premier britannico era a bordo di un aereo partito da Siena assieme al figlio Randolph e al Generale Harold Alexander, comandante delle Armate alleate in Italia. Passò in rassegna i Cavalleggeri, fece loro un discorso e si diresse al Nord delle Marche in auto a Brugnetto di Ripe, nel comune di Senigallia, verso il quartier generale dell’ottava Armata britannica. Fu accolto calorosamente a Senigallia dal conte Augusto Augusti, capitano di cavalleria durante la Prima Guerra Mondiale.
Il 26 agosto Winston Churchill, accompagnato dal Generale Alexander, visita il Quartier generale del secondo Corpo d’armata polacco situato nel Vallone di Senigallia a Monte San Marco. Qui ha un colloquio con il Comandante generale polacco Anders. Uno dei motivi della visita del Premier britannico – secondo qualche storico – era quello di cercare una soluzione alla questione polacca, nervo scoperto nell’alleanza con Stalin. E il Generale Anders poteva essere la chiave di svolta anche se l’incontro non andò bene come sperato.
Sempre il 26 agosto, Churchill si dirige verso Montemaggiore al Metauro in provincia di Pesaro Urbino. Passa prima a Corinaldo, poi a San Michele al Fiume, a Mondavio, Orciano di Pesaro, San Giorgio di Pesaro, a Piagge fino ad arrivare a Monte Pulito di Montemaggiore.
Qui i testimoni dell’epoca raccontano che la gente del luogo riconobbe subito il Primo ministro e di averlo visto pranzare, sotto a un gelso, un succulento piatto di pasta tipica marchigiana, le tagliatelle, cucinate in tutta fretta da una casalinga del luogo alla quale era stata donata della farina. Da sotto il gelso monitorava col binocolo la vallata del Metauro.
Churchill voleva osservare dalle mura del castello l’avanzata dell’ottava Armata britannica impegnata nell’operazione Olive. Questa Armata proveniente dal Sud Italia, dopo la battaglia di Montecassino, si spingeva in avanti per andare a sfondare la Linea Gotica, ovvero la linea fortificata che divideva l’Italia in due parti. Iniziava da Pesaro, attraversava tutto l’Appennino finendo in Toscana.
A Montemaggiore al Metauro si trova il Museo storico di Winston Churchill, costruito nell’ex chiesa del Seicento Santa Maria del Soccorso. Il Museo di Guerra di Winston Churchill, benché piccolo, non è da sottovalutare. Qui sono custodite anche delle documentazioni fotografiche pervenute dall’Imperial War Museum di Londra. Oltre a testimonianze scritte, diari, cimeli e uniformi.
La direttrice tecnica del museo è la professoressa Marta Marchetti. L’appuntamento con lei è fissato dal responsabile organizzativo Michele Spadoni alle 10:30 del mattino.
Più o meno ripercorro lo stesso tratto di strada fatto da Churchill nell’agosto del 1944. Lui era partito da Loreto, io da Numana, due località della provincia di Ancona distanti tra loro una decina di chilometri.
L’arrivo a Montemaggiore è una piacevole sorpresa. Un borgo antico molto curato nei dettagli, siepi, alberi e aiuole ben custoditi, con un castello dalle mura possenti dove non ci sono negozi, né bar. Mi spiegano che l’ultimo bar ha chiuso i battenti poco tempo fa per i problemi legati alla pandemia. L’unico luogo per rifocillarsi è l’albergo Borgo Montemaggiore, Osteria-ristorante “Da Matteo”. Al suo interno foto storiche del passaggio del Premier britannico, del Generale Alexander e del Generale polacco Anders. Mi raccontano orgogliosi che lì ogni anno soggiorna per qualche notte la figlia del Generale Anders, in visita nelle terre dove ha combattuto il padre.
In giro pochissime persone. Una signora davanti all’uscio della sua casa ricama una tovaglia bianca con un aghetto. Anna Maria mostra orgogliosa il suo lavoro, a ottantacinque anni riesce ancora per fortuna a fare il ricamo con sfilatura. “A Montemaggiore del resto, mica c’è altro da fare “– sospira.
In giro un’atmosfera ovattata. Non fosse per la presenza di macchine moderne e di insegne stradali stampate di recente e questo paesino potrebbe appartenere a un’altra epoca, a un altro secolo, a quell’anno, il 1944 prima dei bombardamenti.
Poi passeggiando ti trovi di fronte alla targa segnaletica del Belvedere Churchill. Qui c’è il famoso panorama scrutato da Winston Churchill quel famoso 26 agosto. Un binocolo per punti di vista turistico è posizionato a pochi metri da dove realmente il Premier osservava dai parapetti delle mura l’avanzata dell’ottava Armata britannica. Il panorama si perde nell’infinito. Ora di fronte a quel punto storico degli enormi alberi ne coprono la visuale.
Dietro, su un muretto, delle targhe in marmo.
Una di queste è dedicata a Churchill:
Un’altra targa è in omaggio ai polacchi e al loro comandante, il Generale Anders:
LA MATTINA DEL 22 AGOSTO 1944, IL 2° CORPO POLACCO GUIDATO DAL GEN. WLADYSLAW ANDERS CONQUISTO’ LA LINEA DEL F. METAURO. DALLA COLLINA DI MONTEMAGGIORE ERA VISIBILE LO SCHIERAMENTO DELLA BATTAGLIA PIU’ DURA DEL FRONTE ADRIATICO NELLA QUALE I SOLDATI POLACCHI SI SACRIFICARONO PER LA LIBERTA’ DELL’ITALIA.
ASSOCIAZIONE FAMIGLIE DEI COMBATTENTI POLACCHI IN ITALIA
L’ultima targa, la più imponente, posizionata su un grande cubo di cemento, è dedicata alla memoria della Battaglia della Linea Gotica e alle sue vittime.
Dopo questo giro per il paese, l’incontro con la direttrice del museo, la docente di Lettere Marta Marchetti che mi attende con accanto Michele Spadoni.
Il Museo di Winston Churchill è stracolmo di fotografie, divise militari della Seconda guerra mondiale, bandiere donate dagli eserciti coinvolti, libri su Churchill, giornali di quei giorni del 1944 nelle vetrinette. Non si sa da dove cominciare a guardare.
La direttrice mi mette subito a mio agio parlandomi della storia del viaggio di Churchill nelle Marche con grande conoscenza e passione. Non è la professoressa noiosa che ti riempie di nozioni. Parla di storia con un tale trasporto da fartela rivivere e non smetteresti più di farle domande. Per lei la storia è una missione. E’ l’autrice del libro Montemaggiore al Metauro – AGOSTO 1944 – Il Passaggio del fronte, Conte Camillo Edizioni, 2020.
Come è nato il Museo di Winston Churchill?
“L’ho fatto io nel 2002, è stata una mia idea, sono un’insegnante di Lettere ma volevo raccontare la storia vera, quella che non c’è nei libri di storia”.
Quali sono i veri motivi della visita di Winston Churchill nelle Marche, per osservare l’avanzata dell’ottava Armata britannica, o come sostiene qualcuno, per incontrare il Generale polacco Anders?
“Per entrambi i motivi. Di certo per parlare con il Generale polacco Anders, ma l’incontro andò male, ci fu un battibecco tra i due”.
Perché?
“Penso perché i polacchi si sentivano presi in giro da Churchill che aveva promesso loro di aiutare il popolo polacco contro il comunismo sovietico, proposito che però non mantenne. Quando andai in visita ufficiale in Polonia, mi fu detto che i tedeschi furono spietati, ma mai quanto i comunisti sovietici. Loro fecero più danni. Alla fine della guerra allo stesso Generale Anders fu tolta la cittadinanza polacca e dovette rifugiarsi a Londra”.
Lei conosce la figlia del Generale Anders?
Certo. Viene ogni anno a Montemaggiore. Tranne l’anno scorso per i problemi legati alla pandemia. A fine mese sarà di nuovo qui per partecipare alla rievocazione storica “Era Ieri”. Suo padre, il Generale Anders, è morto a Londra nel 1970, ma ha voluto essere seppellito nel cimitero di Montecassino, accanto agli uomini che avevano combattuto con lui. Li ha voluti vicino anche da morto.
Le ha mai raccontato qualcosa in più sui motivi della lite tra suo padre e il Premier britannico?
Muta. Lei è molto riservata e non ha mai proferito parola sull’incidente. Anna Maria Anders è l’ambasciatore polacco in Italia. In queste zone i polacchi sono stati molto amati. Hanno fatto del bene e aiutato la popolazione locale. Molti poi alla fine della guerra si sono sposati con donne di qui. Diverse coppie si sono trasferite in Argentina. Molti polacchi dovettero emigrare in Argentina.
E come si comportò Churchill con gli italiani?
“Churchill non si fidava degli italiani, quindi non li prendeva tanto sul serio”.
Per via di Mussolini?
“Pensava che gli italiani fossero dei voltagabbana. Inaffidabili. Basti pensare ai Savoia. Loro sono scappati lasciando il popolo italiano nelle mani dei tedeschi”.
Be’ infatti fu famosa la frase di Churchill sugli italiani:” Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno dopo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi novanta milioni di italiani non risultano nei censimenti…”
“Esatto questo pensava degli italiani. Non si fidava. Le aggiungo dell’altro…”
Cosa?
“Sa la famosa storia delle tagliatelle di Winston Churchill quella che viene raccontata? Le tagliatelle di Churchill fanno parte anche dei simboli della Proloco di Montemaggiore. Ebbene, parlai io direttamente con la signora Marietta, (Maria Scarpetti), che è morta a 103 anni, lucidissima. A me la storia piace verificarla di persona. Quel giorno che Churchill fu portato a casa sua, lui non entrò, ma rimase sotto al gelso a fumare il sigaro. Il marito di Marietta andò a prendere della carne che aveva nascosto dentro a un pozzo per farci il ragù. Avevano paura che i tedeschi potessero trovarla e rubarla. Marietta cucinò le famose tagliatelle al ragù per Churchill”.
Ne sarà stato ghiotto…
“No. Lui non le mangiò. Non le volle mangiare”.
Non aveva fame?
“No. Non le mangiò perché non si fidava. Aveva paura che qualcuno lo avesse potuto avvelenare. Era diffidente. Volle solo a un certo punto una tazza di tè. E pensare che un partigiano del posto gli salvò la vita. Si chiamava Nello Iacchini”.
Come gli salvò la vita? Non era protetto?
“Sì, ma un tedesco che stava preparando un mortaio per sparare contro a una camionetta inglese fu fermato da un partigiano di qui. In quella camionetta c’era Winston Churchill. Subito gli inglesi disarmarono Iacchini e lui ci rimase male per quel gesto e per la mancanza di gratitudine. Dopo qualche giorno però gli fu recapitato il Certificato al Patriota, un diploma meglio conosciuto come Brevetto Alexander, a firma del Generale Harold George Alexander. Ed è stato il primo partigiano italiano ad averlo”.
Un encomio gratificante
“Nessuno al paese gli diede la soddisfazione meritata. Non si erano resi conto del valore della sua azione. Neanche il figlio, Giancarlo Iacchini, a cui narrò la storia, aveva ben compreso che Nello aveva salvato la vita di Winston Churchill. Alla morte di Iacchini però il figlio trovò in soffitta il Certificato al Patriota conferito al padre, assieme a una lettera scritta dal padre stesso con i dettagli. Una copia del documento fu spedita al Times di Londra che inviò immediatamente il suo corrispondente Richard Owen a Montemaggiore al Metauro.
Il Times di Londra, il 23 agosto del 2004, fece uscire un articolo dal titolo “Hero who saved Churchill from a sniper’s bullet”, (L’eroe che salvò Churchill da un proiettile di un cecchino). Il quotidiano britannico dedicò mezza pagina a Nello Iacchini, riproducendo il testo del certificato:” nel nome dei governi e dei popoli delle Nazioni Unite, ringraziamo Nello Iacchini per aver combattuto sui campi di battaglia, militando nei ranghi dei patrioti”.
Un partigiano qui del posto, Nello Iacchini da Saltara, aveva salvato la vita a Winston Churchill.
Queste invece sono le foto di Churchill scattate qui a Montemaggiore dagli inglesi. Ci sono state donate dall’Imperial War Museum di Londra. Vede quella? E’ con il Generale Alexander. Le stesse foto sono esposte al War Museum. Anche se nella didascalia di una delle immagini è scritto erroneamente che Churchill si trovava ‘sulle colline riminesi‘- Falso. Era a Montemaggiore al Metauro nelle Marche. Lo stesso Churchill lo scrisse nelle sue Memorie sulla Campagna d’Italia nella Storia della Seconda guerra mondiale che gli valse il premio Nobel per la Letteratura. Se lei riuscisse a farlo rettificare su a Londra…a me danno fastidio le inesattezze – e qui esce fuori la vena pignola di insegnante di vecchio stampo – io verifico sempre ogni episodio, controllo tutto e cerco di incontrare le persone che hanno testimoniato un dato evento”.
Esempio?
“Non mi quadra il diario del parroco dell’epoca Don Fortunato Minardi qui nella teca. Secondo quanto scrive lui Churchill arrivò a Montemaggiore il 25 agosto. Il che non corrisponde. Strano perché i preti quando scrivevano erano molto pignoli.
Mia madre mi raccontò poi che una volta ripartito Churchill, la notte del 26 agosto, gli inglesi bombardarono massicciamente i territori di Montemaggiore. Volevano colpire i tedeschi che erano già in ritirata. Mia madre mi disse che i cieli erano così illuminati dalle bombe che sembrava giorno. All’indomani i cittadini andarono per strada a prendere i detriti di polvere. Con essi ci tappavano le buche nei muri delle case. Una parte dell’ottava Armata britannica liberò la costa adriatica ed Ancona. I canadesi e i polacchi liberarono invece l’interno delle Marche.
Vede la foto di quell’orso?”
Sì, cosa c’entra con la guerra?
“I soldati polacchi lo trovarono da cucciolo e lui li seguì ovunque in battaglia. Fu la loro mascotte. Si chiamava Wojtek. Fu arruolato nel secondo Corpo polacco”.
Lei sapeva che a pochi chilometri da qua, sul Conero, è vissuta per quasi cinquant’anni in anonimato Jicky, (Hazel Juvenal-Smith) che era una delle spie di Churchill a Parigi durante la Seconda guerra mondiale?
“No, non lo sapevo. Ero a conoscenza però del film su queste donne che Churchill usava per lo spionaggio”.
Lei aveva fatto perdere le tracce. Viveva a Sirolo e aveva un negozio di antiquariato a Numana. Il Governo britannico non sapeva che fosse in Italia. Lo venne a scoprire nel 2019 con il libro L’Angelo di Churchill (Nicoletta Maggi) e solo nel 2020 ebbe il suo certificato di morte del Comune di Sirolo. Lei non aveva mai voluto prendere la cittadinanza italiana e, così facendo, aveva fatto perdere la sua tracciabilità. Di certo però, quando Churchill venne nelle Marche, Jicky operava a Parigi. Le Marche li hanno accomunati. Una coincidenza.
Direttrice, lei ha avuto un grande successo con questo museo, difficoltà?
“Successi molti. Difficoltà quando nei primi anni si presentava un fascista per strada di fronte al museo e ci urlava:’ Qui tutte bugie!’”
Si discute ciclicamente di fascismo e del pericolo di un ritorno al passato. Non le sembra un dibattito inutile visto che è anacronistico?
“Sa cosa ho fatto scrivere sulla copertina del mio libro? Una frase presa dal muro della Casa del Mutilato di guerra di Genova:’ La guerra è la lezione della storia che i popoli non ricordano mai abbastanza’. Il fascismo è finito. Ma i fascisti ci sono stati, ci sono e ci saranno sempre”.