Arrivo ad Harpenden quasi per caso. Come autrice della biografia l’Angelo di Churchill sulla vita di Jicky, Hazel Juvenal-Smith, nata ad Harpenden il 7 novembre del 1913 e morta a Sirolo nel gennaio del 2011, vengo invitata dal comune di Harpenden, dal Local History Society, la struttura comunale che si occupa di storia e cultura locali cui fa capo il sindaco della città. Venuti a conoscenza della mia permanenza a Londra lo scorso agosto, mi hanno rivolto l’invito. Desiderano mostrarmi la villa e il quartiere dove è nata Jicky.
D’altra parte, il sindaco di Harpenden, la signora Nicola Linacre, aveva inviato un video con i suoi saluti e quelli della sua città, nella serata dedicata a Jicky a Sirolo il 13 agosto scorso, orgogliosi della loro concittadina. Jicky era stata un’agente segreto di Sua Maestà, durante la Seconda guerra mondiale, inviata dal Primo ministro britannico Winston Churchill nella Francia occupata dai nazisti.
Mi vengono a prendere alla stazione. Da Londra ci sono molti treni e ci impiego non più di mezz’ora.
Harpenden è una città nell’Hertfordshire di trentamila abitanti completamente immersa nel verde. Dista da Londra una cinquantina di chilometri e – apprendo in seguito – è divenuta la meta residenziale di molti londinesi che stanchi dello stress metropolitano, acquistano qui una villetta e fanno i pendolari con i loro uffici di Londra.
Harpenden è famosa inoltre per il Rothamsted Manor e Rothamsted Research, la stazione sperimentale di ricerche in agricoltura, fondata nel 1843, ma che vanta una tradizione risalente al 1620 ed è sotto il patronato della Regina.
Lo spettacolo che si ammira all’arrivo è emozionante. E’ il 26 d’agosto ma il clima inglese è inesorabile. Pioggerelline intervallate da deboli raggi di sole. Il tutto non oscura però la bellezza che si scorge sin dal primo impatto.
Diana Parrott, presidente del dipartimento di storia locale e Rosemary Ross, documentarista e ricercatrice, mi accompagnano a visitare la città.
Non è una città come le altre. Non se ne trovano così nemmeno nell’Inghilterra rurale. Qui il verde fa da padrone. E’ presente in maniera esagerata ovunque. Una macchia immensa puntellata da costruzioni dalla geometria perfetta e dallo stile antico. Nella piazza del centro storico, accanto alla chiesa di St. Nicholas costruita ottocento anni fa, vicino alla stazione e a fianco dei vari negozi. Sembra di stare nella città delle fiabe, uscita da un libro di Andersen o dei fratelli Grimm.
Si odono gli uccellini persino in centro e gli scoiattoli saltellano indisturbati accanto al ristorante. Poca gente in giro a quell’ora, sono quasi le 11:30 e quello che balza agli occhi è che tutto è estremamente pulito. Nessuna cartaccia o cicca di sigaretta per strada. Nessun cassonetto dei rifiuti debordante. Soltanto ville estremamente curate, alberi secolari, cespugli ed aiole che sembrano dipinti da quanto sono perfetti e queste immense distese di velluto verde con sfumature blu, che quasi si ha paura ad attraversare.
La villa di Jicky è bellissima. Ha un parco attorno, ma all’epoca quando ci viveva lei, il terreno era ancora più ampio e successivamente ceduto per la costruzione di nuove abitazioni. E’ grande e ben curata. I nuovi residenti ci vivono da venticinque anni e sono ignari della proprietaria originaria.
Proprio qualche giorno prima sono venuti a conoscenza che la villa era stata progettata da un architetto famoso dell’epoca, Percival Blow. Lo scoprono perché è uscito un libro di recente, St. Albans Architect – Percival Blow, su questo illustre architetto con la foto proprio della loro residenza. Il padre di Jicky, molto benestante, aveva scelto il migliore in Inghilterra per la costruzione della loro dimora familiare.
Dopo molteplici foto e il pranzo che mi offrono, si continua con il tour. E’ qui che scopro delle coincidenze strane. Harpenden è una cittadina di circa trentamila anime. Non una grande metropoli. Eppure, ironia della sorte, scopro che qui proprio in una delle magnifiche villette visse sotto pseudonimo Esterhazy.
Chi era Esterhazy? Una spia. Il conte Ferdinand Esterhazy è stato un maggiore dell’esercito francese, protagonista del più grande scandalo giudiziario e politico di tutta la Francia di fine Ottocento, ovvero dell’Affare Dreyfus. Il conte di origine ungherese Esterhazy era un officiale dell’esercito francese che provò a vendere all’addetto militare tedesco a Parigi delle informazioni riservate sull’esercito francese in cambio di soldi. Nonostante le nobili discendenze, aveva il vizio del gioco e delle donne ed era sempre a corto di danaro. Per l’accordo ottenne 400 franchi.
Dopodiché, una volta che gli alti ranghi dello Stato Maggiore della Difesa francese, si accorsero della fuoriuscita di notizie e di una spia nell’ambito militare, si fece ricadere la colpa sul capitano francese Alfred Dreyfus, proveniente da una famiglia ebrea, che era del tutto estraneo ai fatti. L’antisemitismo imperversava in alcuni strati della società come tra i sette ufficiali che fecero condannare il povero capitano Dreyfus per spionaggio ed alto tradimento. Sostennero le accuse utilizzando delle false prove attribuite ai periti calligrafici della prefettura di polizia. Disonorato, spogliato della divisa, venne condannato senza prove autentiche e deportato nella prigione dell’Isola del Diavolo, dove non poteva né parlare con nessuno, né scrivere e nemmeno vedere l’ambiente esterno.
Grazie alla caparbietà della famiglia, alla prova schiacciante di un altro ufficiale, il colonnello Picquart e a scrittori come Zola, dopo molti anni, Dreyfus viene liberato e fa ritorno in Francia. La vera spia era Esterhazy che fu assolto erroneamente e che mai ha pagato per le sue malefatte. Dopo lo scandalo, si trasferisce a Londra per un po’ e poi direttamente ad Harpenden nel 1909. Per un giornale inglese, sempre n cambio di soldi, rivela di essere stato lui la vera spia dell’affare Dreyfus.
Vivrà ad Harpenden fino alla morte con la moglie sotto falso nome. Usarono molti pseudonimi, tra i quali quello dei conti de Voilement.
Visito la sua splendida villa in mezzo al verde. Elegante e misteriosa. Dicono che facesse il giornalista per importanti giornali a cui inviava i suoi articoli. Mi chiedo, come avrà potuto permettersi questa bella dimora con giardino vista la sua costante necessità di danaro e visto che dissipasse sempre tutto? Qualcuno allora rivelò che fosse diventato un agente doppiogiochista per gli alleati e che spiò la Germania durante un viaggio.
“Viveva in maniera semplice – raccontano – di notte i vicini sentivano il ticchettio incessante dei tasti della macchina da scrivere“. “Invitava a cena nei weekend degli amici da Londra – raccontò un suo conoscente che a volte partecipava – era molto gentile ed era interessante per le cose che raccontava“.
Aveva una libreria molto fornita. Libri con temi militari. O di natura internazionale o altri di letteratura. Dei cittadini lo ricordano andare a cavallo per la città, stava molto in casa e in giardino. Sua moglie andava a fare shopping invece. Le finestre della sua casa erano sempre serrate, soprattutto quelle della sua camera. Porte e cancelli sbarrati. Alberi e cespugli fatti piantare ad hoc per nascondere ogni visuale.
Si scoprì chi fosse solo dopo la morte. I funerali si tennero nella Chiesa Our Lady of Lourdes di Harpenden. Sulla sua tomba i versi dell’Adonais del poeta inglese P.B. Shelley, v.40: “He has outsoared the shadow of our night”, (Lui ha sorvolato sull’ombra della nostra notte), sollevando diverse obiezioni. Spaccati di storia molto interessanti.
Un’analogia che mi riporta a Jicky: nell’affare Dreyfus, un ruolo fondamentale lo ebbero i periti calligrafici. Jicky era un’abilissima perita calligrafica per l’intelligence britannica. Coincidenze curiose.
Subito dopo mi portano a visitare il Rothamsted Manor. Scopro che è sempre stato un centro di ricerca per l’agricoltura, ma che durante la Seconda Guerra Mondiale, il Manor, ovvero il maniero, venne usato come centro di spionaggio militare. Intercettavano i messaggi in codice dei nazisti, criptati dalla macchina Enigma e poi li trasmettevano alla famosa sede di Bletchley Park dove venivano decodificati.
Una città di trentamila abitanti, celata da un’atmosfera magica – qui c’è la materia di cui sono fatte le favole – eppure così tanti casi di spionaggio? Così tante spie? Semplici coincidenze o c’è dell’altro ancora? Misteri che non si scopriranno mai?
Curiosa, provo a rivolgere qualche domanda allo staff del centro di storia. Sono tutti preparatissimi, per loro la storia è una missione. Conoscono il suo valore per il futuro e le sue generazioni. Liquidano la mia curiosità con un semplice:” Harpenden è ben collegata con Londra, per questo da sempre molta gente si è rintanata qui…anche le spie“.
Sarà come dicono loro, ma troppe coincidenze non passano inosservate. E qui ce ne sono addirittura tre. E come diceva Agatha Christie: “Tre indizi fanno una prova“.
Bando alle citazioni dei giallisti, è vero Harpenden è facilmente raggiungibile, ci sono però tantissime altre cittadine nei pressi di Londra. Basti pensare alla città di Windsor, a Epping, poi poco più distanti, a Winchester, Brighton e Cambridge. Non sono diventate l’ombelico dell’intelligence britannica nonostante la vicinanza però.
Dopo una giornata trascorsa con loro in giro per la città mi riaccompagnano alla stazione per un treno serale per Londra. “Grazie per la visita – mi dicono. Poi aggiungono:” ma non è che un giorno ci porti le agendine personali di Jicky? Servono per la ricerca storica. E la storia è la cosa più importante. Tanto Harpenden è così ben collegata…” E se ne vanno sorridenti.