File desecretato da Downing Street con dichiarazione dott. Mattarella, ministro Commercio Estero, padre del presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Sergio e Bernardo Mattarella

Nel 120esimo anniversario della nascita di Bernardo Mattarella, nel 1905, per ricordare la sua figura storica, questo blog pubblica una sua dichiarazione contenuta in un documento aperto dal governo di Sua Maestà qualche anno fa

È stato declassificato un file dal governo britannico dal titolo:” Statement made by Dr Mattarella, Italian minister for foreign trade, on his return from OEEC ministerial meeting, (Dichiarazione del dottor Mattarella, ministro italiano Commercio con l’Estero al ritorno dall’incontro ministeriale OECE, Organizzazione europea per la cooperazione economica.

L’OECE è stata un’organizzazione internazionale attiva dal 1948 al 1961, per controllare la distribuzione degli aiuti statunitensi del Piano Marshall per la ricostruzione dell’Europa dopo la Seconda guerra mondiale e favorire la cooperazione e la collaborazione fra i paesi membri. Nel 1961 si è trasformata in OCSE.

Il file Mattarella

La missiva è del 23 febbraio del 1957 e il dottor Mattarella in questione è Bernardo Mattarella, politico italiano, più volte ministro della Repubblica e soprattutto padre di Sergio Mattarella, l’attuale presidente della Repubblica.

Bernardo Mattarella sulla Treccani:

Uomo politico italiano (Castellammare del Golfo 1905 – Palermo 1970). Già esponente popolare e tra i fondatori della DC in Sicilia, fu consultore nazionale, deputato alla Costituente e in tutte le legislature. Ministro della Marina mercantile (1953), dei Trasporti (1953-55), del Commercio estero (1955-57, 1963-66), delle Poste e telecomunicazioni (1957-58), dell’Agricoltura e foreste (1963). n Il figlio Piersanti (Castellammare del Golfo 1935 – Palermo 1980), membro (1967) democristiano e presidente (1978) del Consiglio regionale siciliano, promotore in sede regionale della politica di “solidarietà nazionale”, fu ucciso in un attentato di stampo mafioso il 6 genn. 1980. https://www.treccani.it/enciclopedia/bernardo-mattarella/

Bernardo Mattarella

La dichiarazione del dottor Mattarella è contenuta in un file di cinque pagine.  Nella copertina esterna in alto un quadratino in rosso con su scritto N 551. In basso un altro in verde con: chiuso, ovvero secretato, fino al 1988. I fatti in questione sono del 1957, la classifica del file apposta dopo mesi era quindi a trenta anni. Un lasso di tempo relativamente breve.

Il timbro F.O. 371, (Foreign Office) e il codice 128337.

Il file Mattarella – Foto di proprietà di Nicoletta Maggi

Nella prima pagina del fascicolo una lettera dell’Ambasciata britannica a Roma, datata 7 marzo 1957, al Foreign Office, Mutual Aid Department. Fanno riferimento a una missiva del 3 gennaio e preannunciano di allegare un sommario con le reazioni della stampa italiana su Mercato comune, Euratom e Area di libero scambio. Firmato: INFORMATION DEPARTMENT.

Alla fine, la dichiarazione del ministro Bernardo Mattarella. In questo blog invece inizieremo proprio da questa sua affermazione:

Dichiarazione del Dottor Mattarella, ministro italiano Commercio con l’Estero al ritorno dall’incontro ministeriale OECE, Organizzazione europea per la cooperazione economica

1161/49

AMBASCIATA BRITANNICA, ROMA

23 febbraio 1957.

M 61/252.

Caro Dipartimento,

di ritorno dal Consiglio Ministeriale dell’OECE della scorsa settimana, il dott. Mattarella, Ministro italiano del Commercio Estero, ha rilasciato una dichiarazione all’agenzia A.N.S.A., che comprendeva il seguente passaggio:

“Il problema dell’inclusione dei prodotti agricoli nell’Area di libero scambio non è stato risolto e in realtà, non poteva essere superato prima del negoziato.

Dovrei chiarire, per evitare ogni possibile fraintendimento, che non si tratta, come alcuni potrebbero erroneamente temere, di escludere i prodotti agricoli dal commercio tra i vari Paesi, ma semplicemente di stabilire se il commercio di prodotti agricoli debba o meno rientrare nel meccanismo dell’Area di libero scambio.

Dobbiamo però tenere presente che, mentre non è stata accettata la proposta di inclusione dei prodotti agricoli, che interessa molti Paesi tra cui l’Italia, non è stata accolta nemmeno la proposta inglese di esclusione.

Questo problema, che è certamente uno dei più complicati e difficili da risolvere, sarà studiato prima dai Comitati e poi dal Consiglio, che deciderà contemporaneamente su questo e sulle altre questioni che si presenteranno, poiché sono tutti strettamente collegati e dovrebbero essere coperti da un’unica soluzione generale.

In un’unica relazione infatti saranno trattati tutti i problemi: industria, agricoltura, servizi, lavoro, ecc.”

Vostro

DIPARTIMENTO COMMERCIALE

P.S.

La presente viene inviata in copia a Parigi, Bruxelles, Bonn, L’Aia, Lussemburgo e alla delegazione del Regno Unito, Parigi.

Dipartimento Relazioni Economiche,

Foreign Office

London S.W.I.

File originale con dichiarazione ministro Mattarella – Foto di proprietà di Nicoletta Maggi

A seguire le altre pagine del file che di fatto stavano all’inizio e che sono esplicative dell’argomento.


Le reazioni della stampa italiana al Mercato comune, all’Euratom e all’Area di libero scambio

La riunione del Consiglio dell’O.E.C.E. sulla zona di libero scambio europeo ha avuto un’ampia risonanza. Il commento preliminare dell’agenzia di stampa nazionale ANSA (che spesso riflette i punti di vista ufficiali) è stato che l’esclusione dei prodotti agricoli “potrebbe indurre i Paesi con un’economia essenzialmente agricola a rimanere fuori dall’area”.

I negoziati sarebbero stati faticosi e si sperava che gli atteggiamenti fossero il più possibile elastici e che i negoziatori tenessero presente l’importanza di certe categorie di prodotti per la bilancia dei pagamenti di alcuni Paesi. I rapporti successivi hanno descritto l’atteggiamento di Sir Thorneycroft come incoraggiante e le dichiarazioni di Sir David Eccles come “meno rigide” di quelle contenute nelle dichiarazioni del Libro Bianco del Governo sull’argomento. Infine, al suo ritorno a Roma, il Ministro del Commercio Estero, (Mattarella, n.d.a.), ha definito i lavori “un risultato positivo”, ha sottolineato che per quanto riguarda i prodotti agricoli non è stata accettata né la proposta britannica né quella italiana e ha espresso la soddisfazione della delegazione italiana per la decisione di considerare questa questione congiuntamente a quelle dei prodotti industriali, dei servizi, della manodopera, dei prodotti agricoli.

2. Il commento sulla zona di libero scambio, tuttavia è stato sempre messo in ombra da quello sul Mercato comune e sull’Euratom. Dopo la visita del Segretario di Stato a Roma, i commentatori hanno interpretato la nostra proposta di una zona di libero scambio come prova della nostra intenzione di avvicinarci all’Europa, il Libro Bianco sulla zona di libero scambio era stato accolto favorevolmente e un notevole risalto era stato dato all’intervista rilasciata dal premier francese al Corriere della Sera in cui affermava che “la Gran Bretagna, dopo lunghi anni di esitazione, è pronta a fare il grande passo…”. Ma l’opinione pubblica sentiva che l’Italia aveva un immediato e concreto interesse con i trattati del Mercato comune e dell’Euratom, e l’andamento dei negoziati è stato seguito con profondo e diffuso interesse.

3. La coalizione di governo e la stampa indipendente sono state fin dall’inizio unanimi nel ritenere che nulla dovesse interferire con la rapida conclusione di questi due trattati, con la motivazione che “l’unità economica è un preludio all’unità politica” – e sulla desiderabilità dell’unione politica come obiettivo c’è stato, fin dai tempi del signor de Gasperi, un ampio consenso.

L’ansia di veder conclusi questi accordi era talmente forte che la proposta britannica di convocare una riunione dell’W.E.U., Western European Union o U.E.O Unione europea occidentale, n.d.a., (per discutere, tra l’altro, del coordinamento di tutte le organizzazioni europee), sebbene ufficialmente e generalmente accolta con favore, diede luogo a segni di nervosismo in alcune sezioni della stampa.

Si sperava vivamente che le nuove proposte non interferissero con i progressi di questi due trattati di base. “Ciò di cui l’Europa ha bisogno”, ha dichiarato la Voce Repubblicana, non è una super-burocrazia, ma un’anima”.

4. Con l’avvicinarsi dell’incontro di Bruxelles, i commenti sono diventati sempre più entusiasti e si è lasciato soprattutto alla stampa finanziaria il compito di invitare alla cautela. Il Globo, che esprime il punto di vista della Federazione delle Industrie Italiane, ha dichiarato che sarebbe “manifestamente assurdo” per l’Italia investire i suoi capitali nelle aree depresse del Nord Africa quando esistono aree depresse nel suo stesso territorio. L’Agenzia Italia, che esprime i punti di vista di alcuni settori influenti della Democrazia Cristiana (in particolare quelli vicini al segretario del partito signor Fanfani), ha lanciato lo stesso monito e ha aggiunto un elenco di altri pericoli possibili: l’estensione immediata del Mercato comune all’agricoltura causerebbe dislocazioni, le entrate diminuirebbero drasticamente in caso di abolizione delle tariffe, la riforma agraria  potrebbe essere influenzata negativamente, si sarebbero potuti sviluppare gruppi monopolistici ancora più grandi, e così via.

5. Dal punto di vista politico, restava ai comunisti opporsi ai trattati. Hanno contrastato un Mercato comune, sostenuto dai grandi gruppi monopolistici con “un’area di progresso e di pace aperta al commercio con tutto il mondo, in primo luogo con i grandi mercati dell’Est … sotto il controllo di un’adeguata (cioè comprensiva dei comunisti) rappresentanza parlamentare”.

Quest’ultimo tipo di Mercato comune era nell’interesse dei lavoratori e infatti i comunisti ammisero “la necessità oggettiva della creazione del Mercato comune  e Euratom”, ma la borghesia europea usava l’idea come “una prima linea di difesa” per preservare i loro interessi economici e commerciali”.

Non è stato il mero caso a portare i monopolisti italiani (Fiat, Olivetti, Necchi, Bortelli, SNIA, Innocenti, ecc.) a supportare il Mercato comune. Ma il resto della stampa vedeva l’avvicinarsi dei negoziati di Bruxelles con aspettativa ed ottimismo.

Alla vigilia della prima riunione, una nota semiufficiale diffusa dall’ANSA affermava che il governo italiano era ottimista sui risultati ma manteneva delle riserve: poteva aderire alle proposte della Francia sui territori d’oltremare per quanto riguardava l’industria e la manodopera, ma qualsiasi contributo finanziario doveva essere subordinato alla soluzione dei problemi dell’Italia. Inoltre, l’Italia attribuiva grande importanza alle questioni “sociali” e in particolare alla libera circolazione della manodopera.

Bernardo e Sergio Mattarella

La conclusione positiva dell’incontro di Bruxelles è stata l’occasione per una serie di commenti favorevoli da parte di ministri e di esponenti di spicco dei partiti della coalizione, e ha monopolizzato l’ordine del giorno di una riunione di due giorni del Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana.

In questa occasione, il segretario del partito, il signor Fanfani (che da Suez in poi ha sviluppato un’accentuata linea anticolonialista) era ansioso di sottolineare che l’inclusione di territori d’oltremare nel Mercato comune non doveva avvenire senza assicurarsi che “i limitati e teorici vantaggi economici non implichino solidarietà con un complesso coloniale che l’Italia non condivide e … che è del tutto vantaggioso per la nascente Comunità europea non condividere”. Il signor Pella si augurava che l’Italia non dimenticasse che era “l’anello di congiunzione tra il Medioriente e il mondo Afro-asiatico”, e il ministro dell’Agricoltura, signor Colombo, difese le restrizioni imposte al settore agricolo da chi pensava che avrebbero interferito con lo sviluppo dell’integrazione economica e politica. Ma queste e altre “riserve tecniche” erano, come ha sottolineato il quindicinale semiufficiale Esteri nel suo ultimo numero, “solo marginali rispetto alla riaffermata intenzione (del partito cristiano democratico) di sostenere l’integrazione economica nel continente”.

7. Esteri ha concluso la sua indagine sulle reazioni politiche al Mercato comune notando che il sostegno è arrivato anche da fuori la coalizione, dai socialisti di Nenni. L’organo non ufficiale del Ministero degli Affari Esteri ha accolto con favore l’appoggio del P.S.I., ma ha contestato il signor Nenni per la sua “concezione terzaforzista e neutralista dell’Europa Unita”. “Sarebbe irrealistico”, concludeva, “prevedere l’unità dell’Europa al di fuori del quadro della solidarietà politica ed economica dell’Occidente”.

8. La soddisfazione ufficiale per il raggiungimento dell’accordo a Bruxelles fu ripresa dai giornali indipendenti e da quelli dei partiti della coalizione; il loro tema principale era che erano stati compiuti ulteriori progressi verso l’unificazione politica dell’Europa.

L’opposizione comunista si cristallizzò nell’accusa che il Mercato comune costituiva la base economica della N.A.T.O. e che avrebbe legato l’Italia all’imperialismo francese e al militarismo tedesco. Il giornale socialista di Nenni, l’Avanti, ha espresso una serie di riserve sull’appoggio socialista, soprattutto sul fatto che per ottenerlo, il Mercato deve essere organizzato da forze democraticamente responsabili (governi e parlamenti) e non affidato a forze irresponsabili (gruppi monopolistici e cartelli).

9. Più recentemente i commenti sono stati scarsi. Il Messaggero, il principale quotidiano indipendente di Roma, ha ricordato che i dubbi sul Mercato comune sono stati espressi da agricoltori e industriali italiani. Ritiene che i produttori italiani incontreranno una maggiore concorrenza e devono essere pronti ad affrontare la realtà, “in breve, tutti i nostri problemi economici dovrebbero essere riconsiderati su scala europea”.

10. Diversi quotidiani hanno dato risalto al comunicato congiunto dell’Autorità per l’energia atomica e dei “tre saggi” dell’Euratom, anche ai commenti favorevoli del rappresentante italiano, professor Giordani, sulla collaborazione britannica. Egli avrebbe affermato che non si trattava di una scelta per l’Italia tra l’aiuto britannico e quello americano all’Italia nel campo dello sviluppo nucleare; l’uno non escludeva l’altro.

7 marzo 1957

Con il file Mattarella

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Nicoletta Maggi è interprete simultanea e giornalista. Risiede nelle Marche, ma lavora da molti anni a Roma come addetto stampa. Ha lavorato in Inghilterra e in Germania.