Il file declassificato da governo GB su discesa in campo Berlusconi. “Da quando è entrato in politica nel 1994, non ha mai sbagliato un colpo”. Su Bossi:” Un politico astuto”

Umberto Bossi e Silvio Berlusconi

Tra i dispacci: “Il successo di Berlusconi nel creare una macchina elettorale vincente – Forza Italia – in tre mesi”. “Bossi un politico astuto”.Il Nord che sta emergendo sempre più chiaramente come la dinamo economica, sociale e ora politica dell’Italia. Un terremoto se non una rivoluzione”. “Una buona performance dei post-fascisti di Alleanza Nazionale (AN) – Ma AN deve ancora scrollarsi di dosso il passato fascista” e ancora:Berlusconi non ha sbagliato quasi nulla nel suo percorso verso l’incarico.  È stato audace e deciso quando serviva, cauto e conciliante quando necessario. Ha il talento dell’uomo di marketing di intuire ciò che la gente vuole: un governo migliore”. “Ottima l’impressione dell’ambasciatore sul nuovo partito di Berlusconi

Mi sono recata di persona a reperire l’intera documentazione ufficialmente desecretata dal governo britannico. Sono quindi autorizzata a pubblicare i cabli.

Copia di questo dispaccio fu inviata oltre che al segretario di Stato per gli Affari Esteri e del Commonwealth, anche ai Capi Missione della CE. UKMis New York, UKDel NATO, UKMis Ginevra, Belgrado, Vienna, Washington, Mosca, Santa Sede, Milano, Napoli e Firenze.

Tredici pagine ben articolate contenute in un file Top Secret declassificato, tecnicamente aperto, dal governo britannico sulla discesa in campo in politica di Silvio Berlusconi. Titolo: Diplomatic Documents 1994 – UNCLASSIFIED. Le elezioni del 1994 definite come “Una performance sorprendente”.

L’apertura del file è di estremo interesse non solo per il contenuto, in quanto si viene a conoscenza del pensiero del governo britannico su quello italiano di allora. Anche per la tempistica. Di solito i documenti Top Secret vengono desecretati dopo 50, 80, a volte addirittura 100 anni. Oppure mai più. In questo caso, ci troviamo di fronte a dei documenti stilati una trentina di anni fa. Un lasso di tempo estremamente breve dal punto di vista storico. L’ultimo file aperto il 31 dicembre 2024, ovvero a 21 anni di distanza dagli avvenimenti, (vedi articolo  Londra declassifica file su Blair il 31 dicembre 2024. Berlusconi si è comportato come un “amante abbandonato“, dopo essere stato escluso da colloqui di Blair – Nicoletta Maggi). La decisione di aprirlo di Downing Street.

La relazione nel file è scritta, con dovizia di commenti, positivi e negativi, e di particolari dall’allora ambasciatore britannico a Roma, Sir Patrick Fairweather.

Sir Patrick Fairweather, ex ambasciatore britannico a Roma

Fairweather, laureatosi in storia al Trinity College di Cambridge, dopo il servizio nazionale nei Royal Marines e nel Parachute Regiment e un breve periodo nel settore pubblicitario, è entrato nel servizio diplomatico nel 1965. Nel 1969 è diventato primo segretario economico a Parigi, Nel 1976 è stato rappresentante diplomatico a Bruxelles. È stato in seguito ambasciatore in Angola dal 1985 al 1987 e ambasciatore in Italia e contemporaneamente in Albania dal 1992 al 1996.

Fairweather è l’autore dell’intero documento Foreign and Commonwealth Office – Western European Department. Dispaccio 6 giugno 1994. ELEZIONI IN ITALIA 27-28 MARZO 1994: LA VITTORIA DI BERLUSCONI: UN TAGLIO NETTO? – SOMMARIO DELL’AMBASCIATORE DI SUA MAESTÀ A ROMA AL SEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ESTERI E DEL COMMONWEALTH. 

Nelle prime pagine del file i punti salienti della relazione.

1. La vittoria di Berlusconi è il risultato di due anni di inchieste sulla corruzione. (Riferimento a tangentopoli, n.d.a.). La distruzione della Democrazia Cristiana e degli altri partiti tradizionali di governo. Il risultato è più un giudizio negativo nei confronti di questi ultimi che entusiasmo per la nuova coalizione di governo. (Paragrafi 1-2).

2. Analisi dei risultati elettorali. La conversione degli ex-comunisti della Sinistra Democratica all’economia di mercato non ha convinto l’elettorato. La timida leadership di Occhetto. (Paragrafi 3-4).

3. Il compito impossibile di ripulire i democratici cristiani. La parte di responsabilità di Segni per la debacle del centro. (Paragrafi 5-6).

4. I risultati elettorali hanno gonfiato artificialmente la quota del sostegno per la Lega Nord (Lega). Una buona performance dei post-fascisti di Alleanza Nazionale (AN) – Ma AN deve ancora scrollarsi di dosso il passato fascista.

Il successo di Berlusconi nel creare una macchina elettorale vincente – Forza Italia – in tre mesi. (Paragrafo 7-9).

5. Il programma. Moderato e vago. Ma Berlusconi ha fatto risuonare una nota significativamente nuova nella politica economica, sottolineando la necessità di una deregulation e di una maggiore concorrenza.

Il miglioramento della situazione economica offre al governo un certo margine di manovra.

La privatizzazione potrebbe non essere semplice. (Paragrafi 10-13).

6. Una priorità minore per i cambiamenti istituzionali e costituzionali, per evitare il rischio di una rottura tra Lega e AN.

Nessun suggerimento su come il governo affronterà il problema del Sud Italia. (Paragrafi 14-15).

7. In politica estera Berlusconi ha evitato toni nazionalisti e stridenti.

È probabile che il governo persegua comunque l’interesse nazionale dell’Italia più vigorosamente dei suoi predecessori. Notevolmente meno visionario sull’Unione Europea. Le implicazioni per il Regno Unito. In futuro dovrebbe essere possibile collaborare più strettamente con gli italiani su sussidiarietà, deregulation e politiche sociali. (Paragrafi 16-17).

Prospettive

8. Berlusconi non ha mai sbagliato un passo da quando è entrato in politica all’inizio del 1994. Ha percepito il desiderio di cambiamento in questo Paese e ha l’opportunità di realizzare vere riforme.

Ma la fragilità della coalizione è un punto debole.

La Lega e AN sono divisi su quasi tutte le questioni politiche. (Paragrafi 18-20).

9. La vera questione è la personalità di Berlusconi. Il suo passato sodalizio con l’arcicorruttore Craxi è una debolezza. Il background di molti dei più stretti consiglieri di Berlusconi non merita un esame approfondito. La misura in cui gli interessi economici privati di Berlusconi sono intrecciati con quelli dello Stato è potenzialmente malsana. Le continue inchieste sulla corruzione potrebbero portare ulteriori scossoni. Nessuna certezza di una lunga vita per il governo Berlusconi. (Paragrafi 21-23).

File declassificato su discesa in campo Berlusconi – Foto di proprietà di Nicoletta Maggi

Dispaccio dell’ambasciatore Fairweather del 6 giugno 1994 all’onorevole Rt Hon Douglas Hurd CBE MP FCO

ELEZIONI IN ITALIA, 27-28 MARZO 1994: VITTORIA DI BERLUSCONI; UN TAGLIO NETTO?

Introduzione

1. La vittoria di Berlusconi alle elezioni italiane di fine marzo è stato il risultato di due anni di rapidi cambiamenti, da quando i magistrati di Milano hanno iniziato a mettere insieme, pezzo per pezzo, un atto di accusa nei confronti della classe politica e imprenditoriale italiana. La Democrazia Cristiana (ribattezzata Partito Popolare, PPI, all’inizio del 1994), che era stata il principale partito della politica italiana dal 1946, aveva perso i quattro quinti dei suoi seggi alla Camera dei Deputati. Non sarebbero stati rappresentati se il nuovo sistema elettorale non avesse mantenuto un elemento proporzionale del 25%.

I socialisti e i partiti di governo più piccoli sono praticamente scomparsi da un Parlamento in cui i due terzi dei membri sono esordienti.

Il Partito Democratico della Sinistra (PDS) ha resistito nel cuore dell’Italia centrale del vecchio Partito Comunista di cui è erede, ma è andato male al Nord, che sta emergendo sempre più chiaramente come la dinamo economica, sociale e ora politica dell’Italia. Un terremoto, se non una rivoluzione.

2. Il risultato elettorale è stato più un giudizio negativo sui vecchi partiti per la loro identificazione con la corruzione e il malgoverno, che un’approvazione positiva dell’alleanza elettorale in cui Forza Italia di Berlusconi (FI: più una federazione di club di tifosi di calcio che un partito politico) ha stretto accordi separati con partiti disparati (e antagonisti) come la Lega Nord federalista (Lega) e i nazionalisti post-fascisti di Alleanza Nazionale (AN). Il risultato non è stato certo un voto per la divisione dell’Italia, per il ritorno del fascismo o per il conservatorismo. (Berlusconi ha espresso ammirazione per le politiche del governo britannico fin dal 1979 e ci sono uno o due conservatori di stampo britannico vicini a lui. Ma il governo non assomiglia molto a quello di cui fa parte).

Questo dispaccio analizza le ragioni del risultato elettorale e le prospettive del nuovo governo.

Parte I: I risultati delle elezioni

L’alleanza progressista

3. Forte dei risultati ottenuti alle elezioni comunali di fine 1993 e fiducioso della propria forza organizzativa, il PDS pensava di poter vincere le elezioni.

Ma, invece, l’Alleanza Progressista di centro-sinistra messa insieme dal PDS – la “gioiosa macchina da guerra”, come l’ha definita Occhetto in una frase che non dimenticherà mai – fu umiliata. Non convinti dalla conversione all’economia di mercato di un PDS ancora guidato da vecchi ‘apparat chiks’, pulcini dell’apparato, e scoraggiati dal loro sodalizio elettorale con gli integralisti di Rifondazione Comunista, una grande percentuale dell’elettorato tradizionalmente anticomunista (oltre il 50% del totale) che era solito votare per la DC e gli altri partiti di governo, si è spostato  a destra.

4. La leadership di Occhetto era timida. Consapevole, senza dubbio, della vulnerabilità del partito alle accuse di aver preso tangenti e di essere sulla difensiva per la passata dipendenza del PCI dai finanziamenti dell’Unione Sovietica, Occhetto ha perso l’occasione di mettersi alla testa della massa di italiani che volevano una completa pulizia della politica italiana. Costringendo i ministri del PDS a dimettersi dal governo Ciampi poche ore dopo il suo insediamento nell’aprile del 1993 – in segno di protesta per il voto parlamentare che non aveva revocato l’immunità a Craxi – Occhetto ha perso l’occasione di dimostrare la rispettabilità del partito e la sua disponibilità a ricoprire un incarico.

Il Centro

5. Mino Martinazzoli, segretario della Democrazia Cristiana (Dc), nei 18 mesi precedenti alle elezioni ha avuto il compito più difficile della politica italiana.

Ha dovuto ripulire la DC senza distruggere la base del sostegno del partito, che nel Sud era in gran parte clientelare.

Martinazzoli è stato inoltre costretto, nonostante il rischio insito nel nuovo sistema elettorale a prevalenza uninominale secco, a schierarsi al centro, perché tentare di spostare la DC, che era sempre stata una chiesa larga, (il termine viene usato per indicare delle organizzazioni politiche che ospitano un largo gruppo di opinioni, n.d.a.) a sinistra o a destra avrebbe spaccato il partito.

Ma la logica del nuovo sistema ha portato comunque a una spaccatura.

A febbraio, dopo l’entrata in campo di Berlusconi, un gruppo significativo della destra si staccò, formò il Centro per la Democrazia Cristiana (CCD) e si batté alle elezioni sotto la bandiera di Berlusconi.

Nel nuovo Parlamento, il CCD è grande quasi quanto il PPI.

6 . Ma Mario Segni è probabilmente più responsabile di Martinazzoli per la debacle dei moderati. Gli errori e i cambiamenti di opinione di Segni, dopo il suo trionfo nella campagna per la modifica del sistema elettorale nell’aprile del 1993, sono stati numerosi.

Poco carismatico, inflessibile, tatticamente ingenuo e troppo sicuro del proprio appeal, si è barcamenato tra un’alleanza di centro-sinistra e una di centro-destra, finendo per apparire – di nuovo al centro- sciocco e privo di principi. Segni, che ha perso in casa sua oggi, per ironia della sorte, è in Parlamento solo grazie al funzionamento di quel sistema proporzionale residuale che ha cercato con tanta fatica di abolire. Un uomo onesto e decente ma emerge comunque molto ridimensionato dagli eventi dell’anno scorso.

La Destra:

La Lega

7. La Lega è per un soffio il più grande partito della Camera dei Deputati.

Ma questo è dovuto più all’alleanza con Berlusconi che al proprio appeal sugli elettori (i voti della Lega sono calati anche a Milano). Bossi, il suo leader, si è smarrito, dopo il fallimento dello scorso autunno nell’estendere l’influenza della Lega dalla Lombardia al Veneto e alla Liguria.

Umberto Bossi

Il partito ha alcune buone idee, come la necessità di un organo antitrust incisivo, ma la violenza verbale di Bossi e le sue oscillazioni politiche stanno minando la sua credibilità. Rimane un politico astuto, come dimostrano l’accordo elettorale molto vantaggioso (che ribalta la sua precedente politica di non alleanza) con Berlusconi e la sua campagna di successo per inserire un uomo della Lega nel Ministero degli Interni. Ma la Lega sembra un’organizzazione destinata a perdere sempre più consensi a favore di FI.

Alleanza Nazionale

Gianfranco Fini, presidente AN

8. Beneficiando, come la Lega, di un’alleanza elettorale con Berlusconi, AN ha ottenuto buoni risultati alle elezioni, in particolare al Sud, dove ha raccolto gli elettori disaffezionati della DC e dei socialisti. Il suo successo ha toccato un nervo scoperto in Paesi come Germania, Francia e Belgio, dove l’ascesa dell’estrema destra è vista come una possibilità e una minaccia. Comprensibile, ma esagerato.

I ministri di AN non hanno alcun legame con la Repubblica di Salò (il regime fantoccio fascista del Nord Italia). Né ricoprono posizioni chiave.

In un recente discorso in Parlamento Fini ha detto, senza ambiguità, che AN ha accettato la democrazia e i valori democratici.

Tuttavia, dobbiamo tenere d’occhio l’evoluzione del partito. Le osservazioni di Fini secondo cui Mussolini è stato lo statista italiano del secolo e non ha fatto nulla di male prima del 1938, e la presenza nella lista di AN per le elezioni del Parlamento europeo di questo mese di alcuni fascisti vecchio stile non è rassicurante.

Come mi ha fatto notare l’ex presidente Cossiga, Fini ha bisogno di tempo per rendere rispettabile la sua organizzazione, ancora più nera (camicia) che blu.

Questo, ci assicurano, è il suo intento.

Ma si sta muovendo con cautela. Vuole portare a termine la trasformazione senza una scissione formale e la creazione dell’equivalente di destra di Rifondazione Comunista.

Berlusconi vorrebbe che Fini fosse pronto ad agire in modo più deciso. A causa dell’inaspettata forza della reazione all’estero per la partecipazione di AN al governo, Berlusconi dovrà dedicare sforzi, al Consiglio europeo di Corfù e al Vertice G7 di Napoli, a rassicurare i partner dell’Italia piuttosto che agli obiettivi prioritari.

Ottima l’impressione dell’ambasciatore sul nuovo partito di Berlusconi.

Forza Italia

9. Berlusconi è entrato nell’arena politica solo nel gennaio del 1994. In meno di tre mesi ha costruito Forza Italia fino a farla diventare il partito che ha ottenuto il maggior numero di voti alle elezioni. Una performance sorprendente.

Silvio Berlusconi

Sostiene di essere entrato in politica solo perché Segni e altri esponenti del Centro-destra non sono riusciti a mettere insieme una formazione politica in grado di fermare quella che all’epoca sembrava l’irresistibile ascesa dei “comunisti”.

Questo va preso con beneficio d’inventario. La sua ambizione è grande (può credere di avere la missione di salvare l’Italia). Così come i suoi interessi (deve aver calcolato che il suo impero, e in particolare il controllo delle tre principali reti televisive private, non sarebbe sopravvissuto all’avvento al potere di un governo dominato dal PDS).

Parte II: Il programma

10. Il governo Berlusconi ha ottenuto i voti di fiducia al Senato il 18 maggio e alla Camera dei Deputati il 20 maggio.

Riflettendo sulla situazione tattica, cioè la necessità di convincere i membri più a destra del PPI a non votare contro il governo al Senato (dove non gode di una maggioranza) e le ansie all’estero per l’ingresso nel governo di Lega e Allenza Nazionale, il programma è al tempo stesso moderato (ci sono poche concessioni ai cavalli di battaglia di Lega e AN, ma una serie di punti pensati invece per attrarre il voto cattolico) e vago.

Tuttavia, è stato detto abbastanza per permettere di trarre delle conclusioni preliminari nei tre settori chiave di:

(a) Politica economica

(b) Riforma e riorganizzazione dello Stato italiano

(c) Politica estera e politica verso l’Unione Europea

Politica economica

L’allora ministro delle Finanze Giulio Tremonti

11. Berlusconi ha suonato una nota significativamente nuova nella politica economica. I governi che si erano succeduti hanno reso un servizio a parole all’economia del libero mercato, ma sempre da realizzare senza violare un consenso “sociale”: Berlusconi sembra intenzionato a modernizzare il consenso economico o meno. Ha sottolineato con forza la necessità di una deregulation e di una maggiore concorrenza.

Ha promesso la riforma di un sistema fiscale “oppressivo”. Il programma di privatizzazione deve continuare. Ci saranno incentivi immediati per la creazione di posti di lavoro.

Ma la necessità di tenere la spesa pubblica sotto controllo e risanare le finanze pubbliche non deve essere trascurata.

12. L’eccellente andamento delle esportazioni italiane da quando la lira è uscita dall’ ERM (Exchange Rate Mechanism, accordi europei di cambio, n.d.a.), nel settembre del 1992; il successo della lotta all’inflazione; la recente revisione al rialzo (all’1,7%) delle previsioni di crescita dell’economia nel 1994; e la tendenza al ribasso dei tassi d’interesse offrono al governo un certo margine di manovra in materia di politica economica.

Un programma di incentivi e deregulation dovrebbe riuscire a creare rapidamente posti di lavoro (anche se probabilmente non il milione previsto dal manifesto elettorale di Berlusconi, e molti part-time). Potrebbe anche essere possibile aumentare la spesa per i progetti delle infrastrutture – più o meno a uno stallo da quando sono iniziate le inchieste sulla corruzione – senza violare gli obiettivi di spesa pubblica.

13. Ciononostante, la politica economica non sarà un compito facile.

Nonostante la conferma da parte del governo della privatizzazione dell’INA, (Istituto Nazionale delle Assicurazioni), e la determinazione di Dini, del ministro del Tesoro e dei suoi colleghi dell’economico, ad incalzare, questa potrebbe essere un’area difficile.

AN sottolinea la necessità di mantenere in mano italiana settori strategici dell’economia. (Il loro atteggiamento da “boscaioli” è esemplificato dalle continue interrogazioni parlamentari dei deputati di AN sul seminario sulle privatizzazioni di due anni fa a bordo del Royal Yacht – parte di un complotto della City – dicono -per impadronirsi dell’industria italiana).

Potrebbero cercare di ritardare il programma.

Troveranno alleati nei tecnocrati non strutturati delle holding di Stato che Prodi, l’ex presidente dell’IRI, mi ha detto di recente, che erano in sintonia con le opinioni di AN.

Difficoltà di altro tipo potrebbero derivare dalla volontà delle vecchie famiglie come Agnelli e Pirelli (abituate a controllare e a fare la parte del leone nell’industria privata attraverso una rete di partecipazioni incrociate) di utilizzare Mediobanca, la banca d’affari con sede a Milano, per costituire gruppi di controllo nelle aziende appena privatizzate (come hanno fatto con le due ex banche IRI).

Questo vanificherebbe uno degli obiettivi dell’operazione: quello di aumentare il numero degli azionisti e di rendere la Borsa di Milano meno un mercato per addetti ai lavori.

Le privatizzazioni proposte nel corso dell’anno di STET (telecomunicazioni) ed ENEL (produzione di energia elettrica) saranno un banco di prova.

Vale la pena osservare le elezioni, sia perché il risultato ci dirà qualcosa sui reali obiettivi di Berlusconi, sia perché le banche d’affari e i consulenti britannici sono stati strettamente coinvolti nello sforzo di privatizzazione.

Riforma e riorganizzazione dello Stato italiano

14. Berlusconi intende chiaramente procedere lentamente con i cambiamenti istituzionali e costituzionali. Ciò ha senso. Lega e Alleanza Nazionale sarebbero certamente in disaccordo su un programma di rapida devolution dell’autorità da Roma alle regioni.

La sua tattica deve essere quella di mettere questo punto in secondo piano e sperare che il logorio dei consensi della Lega e le ricompense per le cariche ricoperte possano distogliere il partito dalle posizioni più estreme.

È significativo che il professor Miglio, l’ideologo della Lega, si sia già dimesso dal partito per protestare contro la mancanza di impegno di Bossi nella sua visione di un’Italia a tre repubbliche liberamente federate. Non è stato seguito. (In realtà il professor Miglio lasciò quando non fu ammesso nell’esecutivo come ministro delle Riforme dal Premier Berlusconi, n.d.a.). Ma Berlusconi dovrà comunque muoversi con cautela. La posizione della Lega nei ministeri dell’Interno e delle Riforme istituzionali la pone in una buona posizione per perseguire i suoi obiettivi.

Questi certamente includono ancora una misura di devolution più forte di quanto AN possa facilmente digerire.

15. Degna di nota l’assenza nel programma di governo di qualsiasi riferimento al problema del Sud (il Mezzogiorno).

Fini si batterà con forza per la ripresa dei trasferimenti finanziari su larga scala da Roma per la ripresa delle grandi opere – o se si arriverà alla devoluzione fiscale, dalle regioni più ricche – al Sud.

Ma la Lega ha ragione a sottolineare che questi trasferimenti hanno semplicemente alimentato la criminalità organizzata, incoraggiato il clientelismo e fatto poco per favorire un vero sviluppo economico. Non c’è ancora nessuna indicazione su come il governo Berlusconi si occuperà del Sud, che (con la questione correlata della mafia) è di gran lunga il più grande problema dell’Italia.

In una regione che per decenni ha esportato la parte più intraprendente della sua popolazione e che è dipesa così tanto dalle elargizioni di Roma, non ci si può aspettare che la deregulation porti di per sé una cultura imprenditoriale e la prosperità. Questa rimane una potenziale bomba a orologeria sotto l’Italia ed il governo Berlusconi.

Politica Estera/Unione Europea

16. Berlusconi è stato attento ad evitare un tono nazionalista troppo assertivo nella sua dichiarazione politica al Parlamento.

Sembra tuttavia probabile che il governo perseguirà gli interessi nazionali italiani con maggior vigore rispetto ai suoi predecessori, non solo come prezzo dell’appartenenza di AN alla coalizione, ma anche in risposta all’opinione diffusa che la comunità internazionale troppo spesso ignora l’Italia. Mi aspetto che questo valga anche per Bruxelles. Berlusconi ha confermato l’impegno dell’Italia a favore di un’Unione Europea più vicina, ma è stato notevolmente meno visionario e idealista dei suoi predecessori.

17. Una politica estera italiana più vigorosa (e, in Europa, realistica) non sarà una buona notizia per il Regno Unito. Su questioni in cui i nostri interessi si dividono, come le quote latte, potremmo trovare gli italiani dei partner meno congeniali. Ma sulla sussidiarietà, deregulation e politiche sociali, il nuovo governo italiano sembra vicino all’HMG (Governo di Sua Maestà, n.d.a.).

Questa è una potente motivazione per i ministri, stabilire rapidamente legami amichevoli con i loro omologhi italiani e verificare la possibilità di lavorare insieme. Dobbiamo però tenere presente che i governi italiani sono molto meno rigidi di un gabinetto britannico.

A meno che Berlusconi non riesca a controllare la macchina governativa in un modo del tutto nuovo, il ministro del Lavoro, un democristiano riciclato, non seguirà necessariamente la linea del ministro degli Esteri sul capitolo sociale. Lui stesso, a quanto mi risulta, non ha mai mostrato grande interesse per la politica estera.

Parte III Prospettive

Umberto Bossi e Silvio Berlusconi

18. Berlusconi non ha sbagliato quasi nulla nel suo percorso verso l’incarico.

È stato audace e deciso quando serviva, cauto e conciliante quando era necessario.

Ha il talento dell’uomo di marketing di intuire ciò che la gente vuole: un governo migliore. Questo è un Paese che, nonostante la profonda rivoluzione economica e sociale avvenuta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, deve ancora sopportare un sistema statale e una burocrazia che ricordano la Napoli borbonica – e forse sto facendo un’ingiustizia a Napoli. (Un recente sondaggio ha rivelato che l’italiano medio perde circa 20 giorni lavorativi all’anno a fare la fila negli uffici pubblici per pagare le tasse, fare il passaporto, etc.)).

Berlusconi ha la possibilità di mettersi a capo di un movimento per modernizzare l’Italia e renderla più facile da vivere.

19. Non sarà un compito facile. A parte l’evidente inesperienza del governo e l’inerzia, l’inefficienza e l’ostruzionismo insiti nel sistema, ci sono motivi per mettere in dubbio le sue possibilità di successo:

(a) la fragilità della coalizione di governo e la mancanza di una maggioranza al Senato;

(b) il carattere di Berlusconi stesso: il suo passato, le sue finanze, i suoi amici.

La coalizione

20. La carica è un cemento potente e né la Lega né AN hanno interesse a elezioni anticipate. Fini continuerà a fare il fedele luogotenente di Berlusconi fino a quando non avrà reso AN e se stesso rispettabili.

Bossi è un caso diverso.

Sembra temere la perdita dell’identità della Lega nel governo e si sta dimostrando un partner scomodo. Un risultato deludente alle elezioni europee potrebbe renderlo ancora più scomodo. Se ha le idee chiare, non dovrebbe agitare troppo le acque. Vuole una maggiore autonomia regionale e la sua migliore possibilità di ottenerla è l’alleanza con Berlusconi. Tuttavia, la coalizione appare precaria, soprattutto a lungo termine.

La Lega e AN sono in disaccordo sulla maggior parte delle questioni.

Per quanto tempo possono lavorare insieme?

E se stiamo assistendo all’emergere di un partito gollista o conservatore all’italiana – un processo che sarà accelerato se ci sarà un’altra modifica della legge elettorale e verrà abolito l’elemento proporzionale residuale – la competizione tra i tre leader si acuirà. Non ci sarà alcun triumvirato.

Berlusconi

21. Troppa attenzione internazionale si è forse concentrata sull’inclusione nel governo dei ministri post-fascisti.

Il vero problema è Berlusconi.

Che tipo di uomo è? È chiaro che ha poteri di leadership e fascino. Sembra che voglia veramente deregolamentare l’Italia. Ma non sappiamo se questo faccia parte di una filosofia politica più ampia. Non è facile ottenere le risposte attraverso le nubi della propaganda – pro e contro – e la presentazione volutamente blanda. Ironico è che la nuova Italia sia incarnata da un uomo che ha un tale passato.

Il sodalizio di Berlusconi con Craxi, l’ex leader socialista, attraverso il quale ha ottenuto le lucrose concessioni per gestire i suoi canali privati quasi monopolistici, potrebbe diventare imbarazzante se Craxi dovesse essere processato* e decidesse di vuotare il sacco per salvarsi dalla prigione.

*Craxi è latitante nella sua villa in Tunisia. Per il momento, sembra improbabile che torni ad affrontare il processo senza una garanzia di clemenza.

22. La riluttanza di Berlusconi a istituire un meccanismo che separi chiaramente i suoi interessi personali da quelli del governo e il fatto che diversi membri del suo impero imprenditoriale ricoprano posizioni importanti nel governo o nelle sue vicinanze, alimentano le accuse di considerare l’Italia come una filiale interamente controllata dalla Fininvest, la sua holding. E anche per gli standard italiani più permissivi, molti di coloro che sono vicini a Berlusconi, come Gianni Letta, ministro del Premier (ha un’accusa non provata di aver preso tangenti mentre era giornalista) e Marcello dell’Utri (presunte associazioni mafiose), sollevano dubbi.

Le finanze di Fininvest sono traballanti. Se, come è probabile, la società è indebitata con Mediobanca (si veda il paragrafo 13), fino a che punto Berlusconi sarà disposto a perseguire politiche, ad esempio in materia di privatizzazioni, alle quali la potente Mediobanca si oppone?

Quindi, anche se si escludono le accuse più ardite contro Berlusconi, ad esempio di associazione mafiosa, le bucce di banana dove scivolare non mancano.

Conclusione

23. Sei mesi fa, nessuno avrebbe potuto prevedere un governo di centro-destra in Italia. La previsione non è facile oggi.

Una scuola di pensiero ritiene che la vittoria di Berlusconi a marzo sia stata la vittoria dell’Italia del 1979 e che porterà ad anni di governi di centro-destra ininterrotti. Non ne sono così sicuro. Le forze del cambiamento che si sono sprigionate negli ultimi due anni non saranno facilmente contenute. Penso in particolare ai magistrati.

Le indagini sulla corruzione sono ancora in corso con grande zelo.

Già nel breve periodo successivo alle elezioni, sono emerse nuove pesanti accuse nei confronti del Presidente Scalfaro e, ironia della sorte, dei vertici di Mediobanca.

Se – cosa forse improbabile ma non impossibile – i magistrati dovessero ottenere prove di corruzione a carico di Berlusconi o di persone a lui vicine – e sappiamo che prima delle elezioni stavano cercando a fondo – l’Italia dovrebbe presumibilmente tornare al  punto di partenza per un altro governo. La situazione, insomma, rimane instabile.

Ci saranno altre sorprese prima che l’Italia riemerga in quelle che si spera siano le acque più calme della Seconda Repubblica.

Cordiali saluti

Patrick Fairweather Ambasciatore di Sua Maestà

Con il file britannico
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Nicoletta Maggi è interprete simultanea e giornalista. Risiede nelle Marche, ma lavora da molti anni a Roma come addetto stampa. Ha lavorato in Inghilterra e in Germania.