Non si tratta dell’ennesimo articolo sensazionalistico. Nessuno scoop rivelatore. Nemmeno un elenco delle solite teorie complottiste illustrate nel corso degli anni da libri e giornali di tutto il mondo.
Un semplice ragionamento logico, delle ricerche e una buona dose di fortuna.
Dove sono finite le famose lettere segrete che Churchill e Mussolini si scambiarono per quasi quindici anni? Esisteranno davvero? Oppure no, come sostiene qualche giornalista italiano esperto di storia. O sono finite nelle mani degli inglesi come ipotizzato da altri giornalisti italiani esperti di storia. Il Gotha degli autorevoli professori si divide in analisi e ricostruzioni. Che fine avranno fatto le famose lettere?
Procediamo con ordine. Il carteggio tra il Premier britannico Churchill e il dittatore Mussolini è sempre esistito fin da prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Per motivi di convenienza politica – sostengono alcuni – le missive sono state fatte sparire dal governo britannico. Non era ritenuto opportuno rivelare che il Premier Churchill, il partito conservatore ed i servizi segreti di Sua Maestà intrattenessero relazioni diplomatiche con il duce.
Alleato di Hitler poi. Troppo imbarazzante. Meglio coprire il tutto sotto la legge capestro del segreto di stato. Per chi la violava in quegli anni in Gran Bretagna era prevista persino la pena capitale.
Da escludere tutto ciò. Il governo britannico non ha mai avuto nei suoi caveau il carteggio.
L’MI6 questa volta non ha avuto la meglio e ritrovato la documentazione.
La biblioteca di un’autorevole università britannica conserva tutta la corrispondenza di Winston Churchill.
È il Churchill Archives Centre che raccoglie The Churchill Archives, gli archivi di Churchill. al Churchill College dell’Università di Cambridge.
Qui viene catalogata tutta la documentazione degli scritti di Churchill durante la sua vita. La collezione comprende più di un milione di documenti personali e ufficiali e contiene una parte delle frasi più memorabili del ventesimo secolo. Si possono trovare tutti i documenti originali inviati, ricevuti e composti da Sir Winston S. Churchill durante il corso della sua attiva e lunga vita.
Nel 2013 la collezione è stata riconosciuta dall’UNESCO come parte della Memory of the World Programme, “il programma della memoria mondiale che evidenzia la particolare importanza dell’eredità della Gran Bretagna”.
In questo archivio si trovano tremila scatole di lettere e documenti che spaziano dall’infanzia fino ai suoi scritti finali. Naturalmente vengono incluse le lettere con gli amici e la famiglia così come quelle degli scambi ufficiali con re, presidenti, politici e capi militari.
Ebbene in questo archivio mastodontico e finemente organizzato possiamo trovare la lettera inviata da Churchill a Walter Faber, un politico britannico dei conservatori del 9 maggio del 1924. Gli scriveva che sarebbe stato impossibile tenere segreta ed indesiderabile una visita in Gran Bretagna di Benito Mussolini (codice: CHAR 2/133/20).
Una missiva a Dino Grandi, ambasciatore italiano in Gran Bretagna del 16 maggio del 1935 (codice GBR/0014/CHAR 2/235/102). Gli spiega che dopo aver letto il discorso di Mussolini, sarebbe stato inutile discutere di quello che aveva in mente, dal momento che il duce lo aveva già considerato. Churchill avrebbe parlato lo stesso con Grandi, fosse stato utile.
E il telegramma del 6 agosto del 1943, da Churchill a Roosevelt catalogato come “Personal and Secret” contenente i suoi pensieri sulla caduta di Benito Mussolini. “Se l’Italia si arrende – scriveva il Premier – andava assicurato che gli Alleati comandassero su tutto il territorio e gli aeroporti italiani…”, assieme a tutte le altre condizioni.
Nessuna traccia dello scambio epistolare tra Churchill e Mussolini. Ovvio direbbe qualcuno. Se è coperto da segreto di stato non ci possono essere. Saranno state ben nascoste.
A parte che attualmente il governo britannico sta declassificando migliaia di file secretati. Si può andare direttamente al National Archive di Londra e fotografare i documenti relativi al SOE, lo Special Operations Executive, quei servizi segreti organizzati da Churchill in persona nel 1940 per “mettere a ferro e a fuoco l’Europa”.
Altri file declassificati in questi giorni si possono scaricare pagando semplicemente dieci sterline a documento.
In base alle ricerche, non si è trovato nulla delle missive scambiate tra i due. Ancora coperte dal governo britannico per imbarazzo? Assolutamente no.
A parte che in questo periodo anche in Gran Bretagna circola uno strano venticello, quello della Woke Culture. Ovvero quella cultura della consapevolezza delle ingiustizie razziali, sociali e politiche che sfocia, a volte, nella deriva estremista della Cancel Culture, la cultura del cancellare il passato che non piace.
Purtroppo, in molti catalogano Churchill come razzista a seguito di questo fenomeno, soprattutto tra i giovanissimi, dimenticando il suo valore di grande statista e soprattutto che è stato colui che ha sconfitto Hitler e il nazismo, il salvatore d’Europa. Sarebbe stata un’occasione ghiottissima ora per i suoi avversari la pubblicazione delle lettere con Mussolini. Questo non avverrà mai perché il governo britannico non possiede tale materiale.
Sarà allora in possesso di quello italiano? Errato, anche in questo caso. Non ce l’ha. In Italia non sono presenti questi documenti top secret.
Ricordiamo il famoso processo della fine del 1953 contro Giovanni Guareschi denunciato dal presidente De Gasperi in persona. De Gasperi era al centro di una forte polemica, fatta scoppiare da Guareschi, a causa di una sua presunta lettera agli Alleati, durante la guerra, con la richiesta di bombardare Roma per indebolire il morale della popolazione e spingerla all’insurrezione. Guareschi era venuto a conoscenza di lettere segrete tra Churchill e Mussolini conservate in banche svizzere. Tra queste una che De Gasperi avrebbe inviato nel 1944 ad un ufficiale delle truppe alleate per far bombardare Roma. De Gasperi querelò Guareschi davanti al Tribunale di Milano sostenuto dalla testimonianza del Generale britannico Alexander, che dichiarò che nessuno da Roma gli aveva mai chiesto di bombardare l’Italia. Lo stesso Churchill si precipitò a smentire dicendo che tali documenti erano falsificati. Il processo ebbe luogo dal 13 al 15 aprile del 1954 e Guareschi scontò un anno di carcere.
Ma allora esisteranno tali missive o si tratta solo di leggende?
Tra i metodi di ricerca storica che prediligo e che trovo più attendibili, c’è quello della testimonianza di persone molto anziane che hanno ancora in mente quello che è successo all’epoca. Definiamoli i grandi vecchi. Loro sanno. Tacciono per pudore. Molti però per paura. Un gran terrore. I fatti hanno avuto luogo moltissimi anni fa, ma loro sono ancora spaventati. Sanno che ruotano degli interessi enormi attorno a certi eventi e per questo estremamente pericolosi.
Basta avere la fortuna di conoscere il “grande vecchio” giusto, che magari in quegli anni ha avuto un conoscente o un parente coinvolto nell’affaire e promettergli l’anonimato assoluto. Sarà quindi una fonte attendibile, anche se molto riservata.
Do quindi la mia parola d’onore che non tradirò mai la fonte.
Lui/lei è italiano/a e sa che ho già scritto una biografia storica. La mia fonte è sicura inoltre che la tutelerò per sempre. Anonimato più assoluto.
La ritengo molto attendibile perché qualcuno della sua famiglia conosceva il duce personalmente. Di questo ho le prove.
In base al racconto che mi ha fatto, Benito Mussolini, una volta sul lago di Como, aveva con sé un’intera documentazione riservata dalla quale non si separava mai. Compreso il famoso carteggio con il premier britannico. Quando capisce che la sua cattura è vicina, decide di metterla al sicuro. La consegna ad una persona amica pregandola di farla pervenire al rappresentante dell’Ambasciata del Giappone. L’intermediario esegue alla lettera. Il Giappone si appropria del materiale e lo porta in salvo. All’inizio sicuramente in Svizzera, poi non si sa dove. Se rimane in qualche caveau di qualche banca Svizzera o se trasferita in Giappone dal governo nipponico. Il materiale è ancora coperto dal segreto di stato. Trascorso però un certo numero di anni, il tutto verrà declassificato.
La fonte mi prega di non espormi e di non scrivere niente sull’ argomento perché mi potrei mettere in un mare di guai. Ma come resistere. Impossibile.
Cosa ci sarà mai scritto in queste lettere?
La parte succosa, sempre secondo il mio informatore, è quella relativa agli accordi di resa intrapresi tra Churchill e Mussolini. Churchill gli avrebbe promesso una sorte di exit strategy, di via di fuga. Un accordo che poi non avrebbe rispettato. Si vedrebbe quindi la volontà di Mussolini di terminare la guerra più rapidamente possibile. Churchill non lo salvò. Poi Mussolini finì come finì.
Tra le missive, ce ne sarebbero alcune più delicate. Un accordo sottobanco tra i due prima del 1940. Secondo questo patto, Churchill avrebbe chiesto a Mussolini di entrare in guerra, così in caso di sconfitta britannica, dal tavolo dei vincitori, li avrebbe potuti aiutare e dettare condizioni meno umilianti.
Ora speriamo che il Giappone decida di desecretare il carteggio in questione quanto prima e di non rispettare la scadenza degli anni stabiliti al momento della presa in carico della documentazione. La maggior parte delle persone coinvolte sono oramai decedute e questo è il momento giusto per sapere la verità integrale.
Incurante dei consigli del mio “grande vecchio”, decido di scrivere tutto. Incoscienza? No, curiosità e sete di verità.
Faccio mia la frase del filosofo francese Montaigne. La scrisse durante le Guerre di religione, mentre il popolo era coinvolto in un grande massacro lui sentenziò:” La causa della verità dovrebbe essere comune a tutti”.
Quando il suo paese era nel mezzo di guerre cruente e fratricide, per lui questo rappresentava l’intero progresso del mondo.